La missione rivoluzionaria di Gesù
20ª domenica del Tempo Ordinario (C). «Hai fatto di me un uomo di contesa su tutta la terra» (Ger 38,4-6.8-10); «Vieni presto, Signore, a liberarmi» (Sal 39); «Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti» (Eb 12,1-4); «Non sono venuto a portare la pace sulla terra, ma la divisione» (Lc 12, 49-53)
DI BENITO MARCONCINI
Gesù rivolge insegnamenti ai discepoli e alle folle (Lc 12,49.54). Verso i primi sintetizza la sua missione con tre immagini: egli porta il fuoco, riceve un battesimo, causa divisione. Il fuoco che riscalda, brucia, purifica assume nella Bibbia più significati, dal giudizio alla conversione. Qui, alla luce del contesto lucano, esprime il profondo desiderio di Gesù che la missione («sono venuto») di salvezza affidatagli dal Padre produca i suoi effetti; esso induce i ben disposti a un radicale cambiamento di vita e apre per i ribelli, attraverso una dolorosa purificazione, una strada che conduce alla fede. Gesù appare impaziente e senza pace finchè la sua persona non raggiunge tutti e li pone davanti a una decisione salvifica: le proposte di Gesù sono incendiarie e rivoluzionarie. Il battesimo riguarda Gesù stesso, la modalità onerosa della missione che comporta rinunce e sacrifici fino alla morte: battesimo equivale a immersione nel suo sangue. Egli sente l’angoscia, lo spavento, il terrore del Golgota e contemporaneamente aumenta il desiderio di giungervi, finché tutto sia compiuto. Sofferenza di uomo e desiderio di figlio di fare la volontà del Padre si scontrano e aumentano nel contrapporsi. Il parlare e agire di Gesù provoca reazioni a catena e coinvolge le persone e l’ambiente di chi ha aderito alla sua parola, secondo la profezia di Simeone a Maria: «Gesù è segno di contraddizione, per la rovina e la risurrezione di molti» (Lc 2,34). Questa verità è illustrata attraverso un testo del profeta Michea (7,6) che descrive l’aggravarsi della corruzione sociale con la rivolta piena di odio dei figli contro i genitori. Lo sconvolgimento dei rapporti affettivi segno della più grande trasformazione, costituisce per Gesù il primo passo verso una loro ricomposizione sull’amore a Gesù, nel quale tutto ritrova una più elevata valorizzazione. Chi trasmette un’autentica parola di Gesù non si stupisce dinanzi a qualche reazione violenta, come d’altra parte di fronte all’indifferenza il discepolo deve chiedersi se non abbia comunicato solo una parola umana o venduto sale scipito. La radicalità della scelta fatta da Gesù esige una risposta altrettanto piena e assoluta. È quanto si ritrova nell’atteggiamento di Geremia (1a lettura) imprigionato per aver aperto gli occhi sulla tragica situazione della città di Gerusalemme e nell’esortazione della lettera agli Ebrei a non perdersi d’animo nelle difficoltà e «a resistere fino al sangue nella lotta contro il peccato» (12,3-4). Il breve discorso alle folle (vv.54-59) è un atto di fiducia di Gesù nell’intelligenza umana capace di discernere lo sviluppo degli eventi. L’uomo si rivela abile nel prevedere l’evoluzione meteorologica (pioggia o caldo): cerchi anche di capire quei segni dello sviluppo del regno di Dio nella storia, quel momento favorevole (kairós) per l’incontro con Dio e «giudichi personalmente ciò che è giusto» (v.57): questo versetto che chiude il brano liturgico, più probabilmente è da unire ai seguenti che invitano i litiganti a mettersi d’accordo, anziché rivolgersi ai giudici, meno capaci, talvolta, a chiarire la verità dei fatti rispetto a chi li vive.