Il Dio annunciato da Gesù è il Dio dei vivi
Letture dell’11 novembre 2007, 32ª domenica del Tempo Ordinario: «Il re del mondo ci risusciterà a vita nuova ed eterna» (2 Mac 7,1-2.9-14); «Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto» (Salmo 16); «Il Signore vi confermi in ogni opera e parola di bene» (2 Ts 2,16-3,5); «Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi» (Lc 20,27-38)
DI BRUNO FREDIANI
C’è davvero la resurrezione dei morti? I sadducei, una setta di dottori della legge che affermavano che non c’è risurrezione, mettono in ridicolo coloro che la affermano presentando a Gesù il caso inverosimile di una donna che avrebbe avuto successivamente sette mariti, e gli domandano: nell’aldilà di chi sarà moglie?
La risposta di Gesù non si fonda sulla scienza o sull’esperienza umana, ma sulla fede. Egli rigetta ogni rappresentazione che l’immaginazione umana si fa del regno di Dio. Siamo proprio su due ordini diversi. Il Dio di Abramo è il Dio dei vivi ed è tale perché dona la vita; e dà una definizione della risurrezione che non è una semplice vivicazione di un cadavere. Essere nella risurrezione significa non morire più, perché la vita indefettibile è già posseduta dal cristiano che è figlio della risurrezione.
Dio è un Dio vivo per uomini vivi. E’ la sicurezza della nostra vita oggi. Da questa certezza nasce la gioia e la pace. La vita non fallisce, perché è salva dalla morte.
Certamente la morte è uno strappo fatale e una distruzione; ci toglie beni e ricchezze e spezza i legami e gli affetti più cari. Ma se la consideriamo alla luce della fede prende un altro aspetto, perché noi sappiamo che essa distrugge solo l’avere e il sembrare, mentre lascia intatto l’essere.
La morte non è il limite, ma la manifestazione, l’inizio della definitività di ciò che si è realizzato e a cui Dio dà compimento.
Oggi molti faticano a credere nell’aldilà. In parte ciò è dovuto a ideologie che vedono nell’attesa della vita eterna una evasione alla responsabilità di trasformare questo mondo, ma, ancora di più a questa civiltà del benessere tutta protesa al godimento massimo di beni materiali in questo mondo.
Noi cristiani, affermando che il nostro Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi, affermiamo una verità che non riguarda solo l’aldilà, ma anche il presente.
Il Dio annunciato da Gesù è il Dio dei vivi, di chi, cioè, è veramente vivente, perché profondamente impegnato nella vita per migliorare la condizione dell’umanità. Vivere, infatti, non è solo una funzione vegetativa, ma è anche amare, donarsi, lottare per la giustizia e per la pace, comunicare fiducia e speranza.
Questa vita non può finire, perché è la stessa vita di Dio, che continua anche al di là della morte fisica.