Il secondo passo dell’Avvento: imparare il respiro dell’universalità
Letture del 9 dicembre, 2ª domenica di Avvento: «Giudicherà con giustizia i poveri» (Is 11,1-10); «Vieni, Signore, Re di Giustizia e di pace» (Salmo 71); «Gesù Cristo salva tutti gli uomini» (Rm 15,4-9); «Convertitevi: il regno dei Cieli è vicino» (Mt 3,1-12)
DI AVERARDO DINI
L’utopia ci fa balzare il cuore, ma per lo più resta a livello di sogno o di immaginazione. In Dio l’utopia invece è sempre vestita di realismo, tanto che è capace di far nuove tutte le cose. La pagina di Isaia ha tutto il sapore di un canto gioioso dell’umanità dal volto colorito dalla speranza. È ormai tempo di mettere in soffitta ogni pessimismo ed ogni amara delusione. Avvicinandoci al Natale sentiamo di avvicinarci alla nascita di un mondo nuovo in cui anche il lupo e l’agnello potranno vivere insieme. Le nubi spariranno, la pace tornerà ad abbracciare i popoli, la giustizia trionferà, l’amore universale sarà legge comune.
Perché avvenga questo è necessario essere disposti e capaci di «accoglierci gli uni e gli altri, come Cristo ha accolto noi» ci dice San Paolo, anche se non siamo «stinchi di santi» e quotidianamente invece «incalliti peccatori». La storia è misteriosamente guidata dalla mano di Dio e nessuna mano umana può fermarla o cambiarle direzione. Pensare di chiudersi nel proprio guscio dimenticando tutto e tutti è porsi «contro Dio».
Oggi respiriamo l’aria della globalizzazione, della mondialità. Ciò che accade in un paese lontano ci coinvolge personalmente. La parola «straniero» dovrebbe essere cancellata dal vocabolario. Il «diverso» non ha da esistere: esiste solo l’uomo.
In nome di questo fondamentale principio dobbiamo accettare «come familiare» ogni persona. Siamo cristiani per realizzare e favorire la nascita dell’umanità come «famiglia di Dio».
II cristiano che si ferma a spartire l’umanità in base al colore della pelle, alla diversità delle lingue, delle religioni, delle etnie è totalmente fuori dalla logica di Dio. Cristo non è venuto a salvare soltanto una razza umana, ma per accogliere tutti gli uomini.
Giovanni Battista alza la voce per gridarci in faccia l’invito a convertirci a cambiare mentalità e cuore. Se restiamo ancora ingabbiati nei nostri settarismi, nelle nostre chiusure mentali, nelle nostre miopi visioni del mondo siamo fuori strada. Ed esserlo oggi è davvero un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio.
È ormai giunto il tempo di avere il respiro dell’universalità ed il cuore ampliato perché ogni uomo possa sentirsi «a casa propria» tra veri fratelli. È il secondo passo di Avvento da compiere.