I «cagnolini» e le briciole
17 agosto, 20ª domenica del Tempo ordinario: «Condurrò gli stranieri sul mio santo monte» (Is 56, 1.6-7); «Popoli tutti, lodate il Signore» (Salmo 66); «Sono irrevocabili i doni e la chiamata di Dio per Israele» (Rm 11,13-15.29-32); «Donna davvero grande è la tua fede!» (Mt 15,21-28)
DI STEFANO TAROCCHI
Da una parte il Vangelo di Matteo e il profeta Isaia, dall’altro Paolo: gli stranieri ed Israele. Due mondi da sempre divisi che arrivano attraverso Cristo alla fede e alla misericordia del Signore.
Anche nella regione di Tiro e Sidone (l’attuale Libano), terra di stranieri, si presentano due mondi: una fenicia, chiamata qui cananea, che invoca l’aiuto di Gesù per la figlia, tormentata da un demonio; Gesù, che resta in silenzio, nonostante l’intervento degli stessi discepoli che chiedono di «lasciarla andare» dopo averla esaudita. La risposta di lui suona, come già nell’invio dei discepoli (Mt 10,6): «non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa di Israele». Come già aveva annunciato Isaia, anche quegli stranieri che avranno aderito al Signore e alle sue leggi saranno condotti sul monte della sua alleanza e la sua casa in mezzo ad Israele «si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli».
Gesù sembra rimanere costretto nella stessa logica, perché l’universalismo del profeta apre a tutti gli stranieri e ai lontani la sola strada verso la fede nel Dio d’Israele. Dapprima egli si limita a una risposta che conferma la sua intenzione di rimanere entro il confine d’Israele («non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini»), ma alla fine è proprio quella straniera con la sua fede incrollabile ad aprire il cuore di Gesù: «anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dal tavolo dei padroni». Quella fede è così grande che Gesù guarisce la figlia della donna straniera.
Sull’altro lato Paolo esprime la convinzione che la salvezza di tutti gli uomini è inserita all’interno di un progetto che fatto di vie misteriose, nella certezza che «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili». E qui ritornano in scena gli stranieri e i lontani: un tempo essi erano nella «disobbedienza», cioè nella lontananza da Dio; adesso hanno ottenuto la «misericordia» del Signore in virtù della «disobbedienza», cioè della ribellione alla fede in Cristo da parte del popolo di Israele. Ma tutto questo si rovescerà, e il popolo d’Israele otterrà la «misericordia» che appartiene già a quelli che un tempo erano lontani e stranieri: «Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza per essere misericordioso verso tutti». Per questo Paolo chiama «risurrezione» il ritorno di Israele alla salvezza.