Una giustizia più alta
21 settembre, 25ª domenica del Tempo Ordinario: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri» (Is 55,6-9); «Per me vivere è Cristo» (Fil 1,20-27); «Sei invidioso perché sono buono?» (Mt 20,1-16)
Nell’insegnamento di Gesù certi comportamenti umani di per sé buoni perché naturali, possono essere arricchiti dall’intervento dello Spirito Santo. La giustizia distributiva non è il solo metro per attribuire le cose: a ciascuno spetta l’occorrente secondo il bisogno e non secondo quanto produce. Per noi questo può sembrare una utopia ma Gesù di fatto la propone e nella sua comunità dove primeggia il valore della persona questo comportamento diventa normale, così come al tavolo di ogni buona famiglia ciascuno consuma secondo il bisogno.
Nella parabola non è difficile leggere anche la storia di Israele: gli ebrei fedeli fin dalla prima ora alla Alleanza, vengono equiparati ai pagani arrivati per ultimi alla fede. Dio ha da sempre superato il criterio della giustizia solo distributiva, e quindi, tramite Cristo esorta a fare altrettanto: «Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5,20).
Oltre che la storia di Israele la Parabola coglie la drammatica situazione attuale che vede tante persone trascinarsi stancamente lungo la vita senza fare nulla, senza cercare un senso ai propri giorni. Se il Signore esce a tutte le ore, anche quando ormai il tempo del lavoro sta per finire, vuol dire che non lo fa per i propri interessi, ma per i tanti che non hanno onorato la chiamata del battesimo, della comunione del matrimonio, e si avviano verso la fine in questa situazione tetra ed angosciante del nulla. E’ ancora una chiamata di Dio, un invito della sua misericordia a entrare almeno per un briciolo di tempo nel suo campo, per compiere un’opera di misericordia, per dare anche un solo bicchier d’acqua nel nome del Signore, ed avere poi il coraggio di guardarlo in viso con immensa gratitudine e stendere la mano per il talento comune. E che talento! Oggi sarai con me in Paradiso.
L’ordine intramondano, sia esso di tipo privato o pubblico, non viene abolito, ma superato da Cristo, e lo deve essere anche dai suoi seguaci. Tutto questo può avvenire a partire dalla grazia del Signore nelle cui mani siamo esortati ad abbandonarci senza paura. Conoscendo tanto poco il grande mistero dell’esistenza non potremo certo metterci a discutere se il Signore ha pagato tutte le nostre fatiche.