Un edificio che significa la presenza di Dio in mezzo a noi

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di GrossetoDomenica 9 novembre, Dedicazione della Cattedrale Lateranense. Per l’apertura di una nuova casa si invitano gli amici a pranzo per condividere la gioia di chi ha ormai una propria dimora L’edificio materiale rimanda alla realtà spirituale della famiglia. Nella storia del popolo di Dio, una costruzione  in modo particolare, ha sempre avuto un senso profondo: il Tempio. Attraverso questo luogo, Israele ha affermato la propria identità. Inoltre vedeva in esso il centro dell’universo intorno al quale si sarebbero radunati tutti i popoli della terra. Vi riconosceva soprattutto l’abitazione del suo Dio.

Il Tempio, divenuto un amuleto, fu definitivamente distrutto. Gesù si è posto come nuovo Tempio, vera dimora di Dio. Ha anche fatto capire che la comunità unita intorno a lui, diventava anch’essa, casa del Signore.

I cristiani hanno costruito chiese. Ma esse hanno senso solo perché rimandano alla Chiesa, Corpo del Cristo animata dallo Spirito. Tutti i popoli dell’universo sono invitati a unirsi alla festa di questa famiglia. Celebrando il ricordo della dedicazione della prima cattedrale di Roma, celebriamo di fatto la Chiesa universale, nell’attesa della  «Gerusalemme Celeste», dimora definitiva di Dio in mezzo agli uomini. Le letture di questa festa riportano episodi  biblici estremamente importanti  per capire  il significato delle nostre chiese e la cura e l’affezione che  dobbiamo avere verso di esse.

Vangelo: «Ogni battezzato è tempio di Dio»Il Vangelo riporta il dialogo di Gesù con la Samaritana al Pozzo di Sicar. L’evangelista Giovanni si trattiene a lungo su quel dialogo nel quale Gesù dice cose importanti non solo per quella persona che  ha avuto la grazia di incontrare Gesù e di convertirsi, ma per tutti i convertiti che dal momento della loro rinascita in Cristo sapranno vedere le cose di questo mondo come un segno dello Spirito Creatore di Dio. Anche il Tempio, anche la Cattedrale, vanno visti come segno della vera presenza di Dio nel Mondo che è L’umanità di Cristo: «Credimi donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né a Gerusalemme adorerete il Padre… Quelli che lo adorano devono adorarlo in Spirito e verità».

S. Agostino scrive: Fratelli carissimi, ogni volta che celebriamo la festa di un altare o di una chiesa, se lo facciamo con fede e zelo, e se poi viviamo con santità e giustizia, tutto ciò che si verifica in questi templi fatti da mano d’uomo si realizza in noi tramite un’edificazione spirituale. Infatti non mente colui che dice: «il tempio di Dio è sacro, e questo tempio siete voi», e ancora: «Forse non sapete che il vostro corpo è un tempio dello Spirito Santo che abita in voi?».

II Lettura: Segno e fonte della grazia.È uno splendido brano della I  lettera di S. Pietro dove si  immaginano tutti i credenti come pietre viventi, organizzate attorno a Cristo, la pietra  angolare scartata dagli uomini, ma cara al  Padre perché, assieme a tutti i  credenti, forma l’organismo vitale che in terra  testimonia la gloria di Dio e diffonde la luce  per la vita delle nazioni. Possiamo rinnovare sempre questa visione  e riviverne riviverne il clima nella Messa  Crismale del Giovedì Santo, quando la Chiesa rinnova l’offerta del Pane di Vita, la promessa di fedeltà, e tutto l’organismo ecclesiale attraverso il quale durante l’anno liturgico porterà novità di vita eterna  alla società degli uomini. I Lettura: O Dio del Cielo, ascolta e perdona.Si legge nella prima lettura la preghiera di Salomone per la dedicazione del  Tempio di Gerusalemme. Siamo ancora lontani da  Cristo,  ma la preghiera del giovane re è già illuminata dallo Spirito di Dio: «I cieli dei cieli non ti possono contenere e tanto meno questa casa che  ti abbiamo edificato. Ma tu mantieni l’alleanza e la misericordia con i tuoi servi che camminano davanti a Te con cuore indiviso». Questo ricordava il  tempio ad Israele. La Chiesa universale, e materialmente anche la Cattedrale Diocesana, la Chiesa  Parrocchiale, quindi è la casa dei fedeli, il segno pubblico della nostra appartenenza  a Cristo che, con il suo esempio e la sua  parola, nutre di un cibo soprannaturale, la vita e la speranza di coloro che si affidano a Lui.