Cristo Re: Un solo Pastore e un solo gregge

Domenica 23 novembre, Cristo Re. Nella vita  attraverso il tempo, grano e zizzania sono cresciuti insieme. Buoni e cattivi spesso si sono mescolati. Per riconoscerli bisognava entrare nel loro cuore, ma questo non è possibile all’uomo. L’umanità dopo molto ondeggiare nel tempo, esprime compitamente la sua unità di fronte a Cristo  Signore del cielo e della terra.

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto 1. Vangelo: «Ero affamato e mi avete dato da mangiare» Alcune parti della liturgia, come ad esempio il Prefazio, descrivono con solennità, in questa ultima domenica dell’Anno della Chiesa, il regno universale di Gesù. Le  letture invece presentano  come in un grande scenario in movimento, il compiersi dell’opera del Redentore. Egli  ci appare come il Re dell’umanità sotto il cui sguardo tutte le persone possono trovare  il loro habitat naturale.

Il grande quadro è attraversato da due motivi. Il primo è che tutto quello che noi facciamo di bene oppure di male al più piccolo dei suoi e nostri fratelli  lo facciamo a  Lui stesso.

Il secondo deriva direttamente dal primo perché se  quello è il criterio fondamentale ne deriva anche una netta divisione tra gli uomini: chi gli obbedisce e chi non gli  disobbedisce; una destra e una sinistra, una eterna premiazione ed una eterna punizione.

Egli è il Re nella solidarietà verso tutta l’umanità a cominciare dagli ultimi e noi possiamo trovarlo sempre   la dove questi si trovano. Ogni uomo o donna che  da Lui dovrà essere giudicato dovrà fermarsi a meditare su questo fatto che può accadere nella nostra vita ogni giorno:  quando incontriamo un miserabile, incontriamo in quella persona, colui che ci giudicherà. «Tu devi spezzare il pane agli affamati, accogliere i senzatetto, vestire i nudi, e non disprezzare la tua propria carne». (Is 58,7).

Seconda Lettura: Sarà vinta ogni negazione di Dio La descrizione finale della seconda lettura mostra il dominio universale del Figlio di Dio, fattosi presente attraverso il tempo nella storia di tutti gli uomini,  e afferma con sicurezza anche  che avverrà la sottomissione  di ogni potenza avversa a Lui. Quando consegnerà l’opera compiuta al Padre, non porterà con sé nessun ribelle contro Dio. Il brano risponde in particolare alle domande  insistenti dei corinzi sugli ultimi giorni e sulla resurrezione dei morti, ma la risposta  prende spunto da  diquelle domande, per  rassicurare tutti coloro che nella storia continueranno a porsi lo stesso problema. Il Cristo risorto che  invia gli apostoli nel mondo, che  atterra e  cambia l’animo di Paolo, è la risposta esauriente. Mentre Adamo aveva condotto l’umanità lontana da Dio,  alla  morte, Gesù la riconduce alla vita, vincendo tutti gli ostacoli compresa la morte che  annienterà  riprendendosi la  propria vita dopo i tre giorni del sepolcro. Egli cammina alla testa di coloro che salgono verso il Padre. Introdurrà nel regno del Padre coloro che lo avranno seguito. Allora apparirà la pienezza del regno perché  Dio sarà tutto  in tutti. Prima Lettura: Rimarrà fuori chi si ostina a rifiutare l’invito. I  re d’Israele hanno condotto il loro popolo alla catastrofe, tanto è vero che ora  il Profeta soffre e prega con gli Israeliti coi quali condivide la deportazione  a Babilonia. Per rincuorarli annuncia che un giorno verrà un nuovo vero pastore il quale guiderà  il suo popolo sulla buona strada. Quello che colpisce nella descrizione di Ezechiele è la misericordia di questo nuovo Pastore che sì, giudica fra pecora e pecora,  fra montoni e  capri, ma dimostra tanta compassione  per la condizione  di sofferenza  nella quale tutto il gregge è venuto a trovarsi. «Le radunerò da tutti i luoghi dove  erano state disperse; le condurrò al pascolo e le farò riposare. Andrò in cerca di quella ferita e curerò quella malata; avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia».

Questa descrizione della ricerca  appassionata che la Chiesa fedelmente  crede e  ripropone attraverso i secoli ad ogni persona, dovrebbe consolare il cuore di tutti specialmente  di chi sente il bisogno del perdono e  sente rifiorire la speranza.