Una voce nel deserto

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto7 dicembre, 2ª domenica di Avvento. Quando il tutto e subito non si avvera, può capitare che si cada nella tristezza: a che serve sognare? San Marco, fin dall’inizio del suo Vangelo ci avverte  che il Regno di Dio viene attraverso i sentieri dell’uomo convertito. Vangelo Il realismo del Battista.Il Battista è il primo testimone oculare di Gesù, addirittura il precursore. E’ un testimone penitente, libero, austero, disinteressato e pertanto gli ebrei corrono ad ascoltarlo. Compare  nel Vangelo e chiama se stesso «voce nel deserto». Una voce nel deserto oggi la può sentire qualche  strano turista di passaggio, perché nel deserto non si vive. Nella città la voce viene ricoperta dal rumore dei mezzi di comunicazione di massa, delle tante notizie che si contraddicono e  creano confusione. Eppure  possiamo realisticamente  guardare a questo termine «deserto», come  ad un termine profetico per i nostri tempi. Il deserto di sabbia di fatto cresce nella nostra terra sempre più calda, arida, diboscata. Il deserto del  senso religioso inaridito. La società cambia  rincorrendo le mode, i bisogni indotti e ci vogliono soldi, sempre più soldi, se nò, ormai è diventato il lamento comune, «non si arriva alla fine del mese». Addirittura la società diventa invivibile da chi la vorrebbe vedere come espressione  compiuta del  Popolo di Dio. Si sono persi riferimenti che valgano per tutti. Nel tempo della globalizzazione i problemi non si sono unificati, ma al contrario è aumentato l’individualismo.   

Giovanni Battista nonostante la sua vita ascetica trovò gente che numerosa andava ad ascoltare. Appariva un personaggio importante, ma non proponeva se stesso. «Dopo di me viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei calzari». Invita a  capire che l’uomo non si salva da se stesso: ha bisogno di qualcuno migliore degli uomini. La voce entra nei rapporti politici e chiama a mutamenti sociali. Quali mutamenti sociali? Le persone che non cercano la gloria ma l’aiuto ai più poveri, hanno la grazia per capire come e cosa cambiare.

I Lettura Le meraviglie di Isaia.Isaia, tanto tempo prima parla della venuta del Salvatore, ad un popolo  mortificato prima dal peccato e poi dalla deportazione in Babilonia, ed ora ha bisogno di tornare a sperare. Nel bellissimo intervento del  profeta  emergono due orizzonti, quello più lontano del messaggio e quello più vicino del contesto.  Il suo è un messaggio grandioso. Descrive un futuro che certo sta avvicinandosi, pur essendo ancora tanto lontano, un futuro in cui «tutti i mortali vedranno la gloria di Dio». Dio stesso come un pastore raccoglierà l’umanità per condurla definitivamente  nella sua dimora.Il contesto è più modesto ma significativo e gioioso per gli ascoltatori perché finalmente i deportati a  Babilonia potranno riprendere la via del deserto, però questa volta liberi  e felici di tornare a  Gerusalemme per ricostruire la loro città, il loro  tempio. II Lettura Tempo di Dio.Noi non abbiamo nessuna vista dall’alto. Contiamo i giorni, i mesi, e tutti i nostri calcoli sul tempo, sulla vita, sul mondo si riducono a semplici ipotesi. Durante i secoli tante  volte  si è fissato il tempo per il ritorno di Dio, ma non è mai arrivato. Questo perché il tempo di Dio è diverso dal nostro. «Mille anni sono per Lui come un giorno». C’è chi fa dell’ironia sulla fede dei semplici e parla  del ritardo di Dio. In verità  il Signore «non ritarda nell’adempiere la sua promessa». Potranno esserci catastrofi o avvenimenti umanamente inimmaginabili. Ma  nulla può turbare il piano di Dio. Alla fine tirerà a riva la sua grande rete e tutto apparirà chiaro. Si potrà vedere  la profetica «via piana» del compimento del disegno del Signore.  La vedrà con gioia  colui che ha creduto nella bontà del disegno del Padre. Impariamo cioè a non passare con leggerezza  dal «tutto e subito» al desolante «a che serve sognare?»

È risolutivo per la nostra vita credere nella misericordia redentrice di Dio e nello stesso tempo diventare persone che responsabilmente cooperano per la loro salvezza.