Dio entra nella storia

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto 4 gennaio, 2ª Domenica dopo Natale. La liturgia della festa di Natale ha proposto alla nostra contemplazione il mistero della incarnazione di Gesù. Nella domenica successiva abbiamo ricordato Maria e Giuseppe, la famiglia umana di Gesù. Ed oggi, prima domenica dell’anno 2009, pensiamo al nostro coinvolgimento nella storia della salvezza che continua  nel tempo. I Lettura: L’Antica e la Nuova Alleanza, le vie di Dio per entrare nella nostra storiaLa  sapienza,  di Dio è riversata in tutta la creazione  e non ci si può meravigliare se certi uomini pii della storia hanno cercato di adorare Dio in alcune espressioni più apparenti di altre della Creazione come  il grande spettacolo e fascino dei corpi celesti.  Però  l’autorivelazione di Dio ha, fin dall’inizio uno spessore particolare in Israele al quale Dio affida grazie particolari, per capire che Dio è infinitamente superiore alle sue opere. Non lo si può confondere con il sole, con le potenze della natura. E’ infinitamente al di sopra. L’avvenimento più bello  per l’umanità, quello del ritorno a Lui, lo affiderà appunto  al figlio Gesù, il quale porrà   la sua presenza umana, in Israele.  La sua presenza  è sotto una tenda come quella di qualsiasi altra persona. La redenzione è per l’umanità intera, ma il suo piano entrerà nella  storia degli uomini  e della creazione cosmica attraverso il del Popolo Eletto.

L’avvento della realtà divina incarnata  di  Cristo  si sviluppa  in Israele e poi nella Chiesa per  arrivare  al mondo intero.  Colui che ha voluto farsi uno di noi, userà anche le nostre categorie umane per proporre la salvezza ai fratelli. 

Vangelo: «E il Verbo si fece carne e pose la sua tenda in mezzo a noi».Nel Vangelo il Verbo-Creatore di Dio, appare nella persona Gesù Cristo.  Un uomo, addirittura un pellegrino,  e proprio in questa condizione di vita vissuta come noi, comunica a tutti  la sua vera realtà e ci aiuta a ritrovare la nostra. Tutte le cose devono se stesse a questo Verbo, ma chi Egli sia si rivela al mondo unicamente perché questa “parola creatrice” diventa un uomo singolo e tutto particolare. Quest’uomo ha   rivelato con tutta la sua esistenza che egli è il Verbo di Dio che tutto crea, che egli è uscito da Dio, sua origine e Padre. Se fosse stato un angelo non lo avrebbe potuto fare, perché un angelo non può morire, mentre c’era bisogno della “Parola dalla croce” (1 Cor 1, 18)  per farci capire che egli è amore,  fino alla morte, che il Padre permette per amore del mondo (Gv 3, 16). Nessuna religione ha contemplato anche solo da lontano questa Parola che si è espressa in figura di uomo. Una vera religione non è né il tentativo di diventare noi stessi Dio (mistica), né di persistere nella distanza creaturale da Dio (giudaismo, islam), ma di conquistare la suprema unione con Dio, pur nella distinzione netta  tra creatore e creatura.

Questa radicale vicinanza ci può anche disorientare e la sua tenda simile alle nostre renderci difficile capire che quell’inquilino comune, è senza peccato e ha capacità divine. Per questo S. Giovanni deve  constatare la chiusura ostinata di chi non ha voluto riconoscere la luce che veniva nel mondo, e così il passaggio di Gesù nel mondo, per molti, anche tra i vicini, è passato inosservato. Così come avvenne nel primo Natale si può ripetere ancora.

II Lettura: La  grazia della fede necessaria per conoscere la veritàS. Paolo avverte il pericolo di cui abbiamo parlato nel Vangelo. Ripete ancora le grandi cose operate da Dio ed invita alla grande preghiera di ringraziamento.

La creazione nel Verbo di Dio era dall’eternità il piano di salvezza per mettere in rapporto con il Padre noi uomini e con noi tutto il mondo nella figliolanza dell’eterno Figlio. Anche se tutto questo doveva compiersi mediante l’incarnazione e la croce (Ef 1, 7). Ciò è qualcosa di difficile comprensione per cui  l’apostolo supplica per noi lo Spirito Santo affinché noi possiamo comprendere “a quale speranza” siamo chiamati mediante il Figlio, giacché nessun uomo potrebbe supporre per sé una destinazione tanto grande. Solo lo Spirito di Dio, posto nel nostro cuore, ci rende capaci di tale ardimento, di considerarci come «eredi» di tutta la «gloriosa ricchezza» di Dio.