Pescatori di uomini

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto25 gennaio, 3ª domenica del Tempo Ordinario. Il Vangelo ci ricorda che il tempo ci è dato per un compito. Gesù sulla croce grida «tutto è compiuto»: oggi l’opera è stata portata a termine, e lascia questa vita. Marco inizia il suo Vangelo dicendo «il tempo è compiuto»: convertitevi. Il Regno di Dio sta sulla soglia del tempo terreno. Sarebbe insensato trascurare questa realtà che sta infallibilmente per arrivare.

I Lettura: gli abitanti di Ninive capiscono e cambiano vita

La prima lettura ha meravigliato molte persone: Giona deve chiamare a conversione la città di Ninive: «Tra quaranta giorni Ninive sara distrutta». La conversione si adempie, non la distruzione. E chiaro che Dio ha voluto raggiungere la loro conversione; avvenuta questa, della distruzione non c’è più bisogno. Ma la distruzione minacciata non era un puro mezzo di spavento, era del tutto seria e viene giustamente presa in considerazione dai Niniviti. Essi comprendono forse anche il positivo: che Dio vuole sempre il bene e mai la distruzione, e che solo quando la conversione viene gettata al vento, egli deve estinguere il male per amore del bene. Ciò che mette questa lettura in rapporto col Vangelo è soprattutto l’immediatezza della risposta. I Niniviti, non traccheggiano, non rimandano a tempi migliori. Rispondono subito come gli apostoli nel Vangelo. Appartiene al carattere ironico del libro di Giona il fatto che il profeta insorge contro l’incostanza di Jahvè: «come può un Dio minacciare catastrofi e poi però non attuarle?»

II Lettura: disposti ogni momento ad uscire dal tempoPaolo deriva nella seconda lettura ampie conseguenze dalla brevità del tempo. Non intende tanto avvertire i suoi ascoltatori di una importante prossima scadenza, quanto richiamare piuttosto la caratteristica del tempo che passa inesorabile e se non lo si riempie di opere vere, rimane tempo sprecato e non più recuperabile. Esso è nella sua essenza cosi impellente che non si può dimorare in esso in pace e senza affanni. Ogni persona, religiosa o meno, in qualsiasi condizione umana possa trovarsi, deve trarne le conseguenze. In questa brano della sua lettera l’apostolo parla di problemi riguardati soprattutto i laici, ma non esclude nessuno. Tutti i beni che abbiamo nel mondo, a causa del tempo che preme e della veloce consunzione del mondo, devono essere messi a frutto e utilizzati con il dovuto distacco, in modo che vi si possa rinunciare ogni momento. Il tempo ci è prestato, ma la revoca del prestito è possibile sempre anche senza preavviso. Vangelo: conoscere la speranza della nostra chiamataIl Vangelo mostra le conseguenze del tempo proclamato «compiuto» da Gesù. Con questo compimento il Regno di Dio sta per gli uomini, sulla soglia del tempo terreno, e così diventa assai significativo consacrarsi con tutta la propria esistenza alla quotidiana realtà del Regno che infallibilmente non tarderà ad arrivare. Se non lo si fa spontaneamente, si viene sollecitati da Dio attraverso le urgenze della vita. Nel racconto di oggi quattro discepoli sono da Gesù chiamati e allontanati dalla loro attività nel mondo, ed essi non si fanno pregare o chiamare due volte. Obbediscono subito alla chiamata al fine di occupare nella via che porta al Regno quel posto al quale il Signore li ha destinati: saranno pescatori di uomini. Queste sono chiamate esemplari, ma non propriamente eccezioni. Anche i cristiani, che rimangono all’interno della loro professione nel mondo, sono chiamati al servizio del regno che Gesù annunzia. Essi hanno bisogno, per seguire la chiamata, proprio di quella semplice immediatezza, senza ostentare troppo le difficoltà della sequela di Gesù, di cui ha parlato Paolo nella lettura. Come i figli di Zebedeo lasciano il loro padre e i suoi garzoni per seguire Gesù, così pure il cristiano che rimane nel mondo ha da lasciare molte cose che gli sembrano come prima impressione indispensabili. Ma non si può fare tutto: nella nostra esperienza umana le chiamate sono tante ma non tutte hanno la stessa importanza. La maturità e la sapienza che sono un dono dello Spirito Santo, ci danno i criteri per saper distinguere e scegliere. La sequela degli apostoli non fu lunghissima, ma fedele fino al compimento: «Chi mette la sua mano all’aratro e poi si volta indietro non è adatto per il regno di Dio» (Lc 9, 62).