Il testamento di Gesù

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di Grosseto17 maggio, VI Domenica di Pasqua. «Rimanete nel mio amore»: è questo il testamento di Gesù e il tema delle letture di oggi. Tra gli apostoli e Gesù era nato un rapporto particolare di amore. Più si avvicinavano a Lui più questo stesso rapporto fioriva anche tra di loro e con quelli che si aggregavano alla comunità cristiana. Era la prova della vera conversione, cioè della novità di vita. Vangelo: «Rimanete nel mio amore»Il Vangelo di questa domenica, l’ultima prima della Ascensione, ha il peso di un testamento. Le parole che lo esprimono in sintesi sono «Rimanete nel mio amore». Queste parole devono rimanere nel cuore dei credenti, quando Gesù non è più esternamente con noi, ma ci rivolge le sue parole interiormente perché rimangano nel cuore e nella coscienza. Queste parole sono addirittura una inviolabile promessa, ma la promessa racchiude anche l’esigenza di rispondere alla misericordia del Salvatore.

L’amore di Gesù si esprime e si misura con la morte per i suoi amici, ma ricorda anche che per essere suoi amici dobbiamo fare ciò che ci chiede. Questo testamento fu accolto alla lettera dagli apostoli. Basta ricordare il Martirio di S. Stefano che nella sua passione ripete le parole di Gesù: «Padre perdonali perché non sanno quello che fanno», o di S. Pietro che volle essere crocefisso a testa in giù per non avere l’«onore» di essere raffigurato come il Maestro.

Ci ha infatti scelti per essere partecipi di tutto, dell’intero abisso dell’amore di Dio e per sapere di poterlo vivere nei nostri giorni. Noi dobbiamo cercare e trovare la pienezza e la bellezza di questo tutto al di fuori del quale la vita finirebbe nelle tenebre lontana dalla sua luce. Questo tutto fattosi anche nostro ci consente la preghiera al Padre per i nostri fratelli e le nostre sorelle. Dono e compito sono inseparabili; il compito è una grande grazia della quale diventiamo anche gli strumenti per il bene degli altri.

I Lettura: Anche i pagani ricevono lo Spirito.Questo è tipico del cristianesimo. Non una bandiera da difendere, ma una realtà viva estremamente sensibile ai bisogni dei tempi, sempre in anticipo ai passi dello sviluppo umano, per fargli da strada. Se noi vivessimo un Vangelo indifferente ai comportamenti umani, risulterebbe un Vangelo inutile. Ma il vangelo è un seme di vita infuso nel nostro cuore da Dio stesso, il quale non fa preferenze di persone: a Lui «è accetto chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga». La Chiesa, rappresentata da Pietro obbedisce a Dio riconoscendo la propria elezione ed accoglie sacramentalmente in sé quelli che sono da Lui eletti. Cristo stabilisce i confini della Chiesa. Dice a Pietro: «Se io voglio… che cosa importa a te? Tu seguimi» (Gv. 21,22)  La Chiesa non può per sè pretendere le dimensioni del Regno di Dio, però essa è essenzialmente missionaria e vuole abbracciare tutti gli uomini per i quali Cristo è morto e risorto. II Lettura: Fedeltà alla sorgenteL’amore è dono di Dio. Noi non sappiamo cosa sia l’amore. Questo si lascia definire solo da ciò che Dio ha fatto per noi. Pertanto noi dobbiamo imitare l’opera di Dio e così capiremo sempre meglio cosa significa rimanere nell’amore. Oltrechè rimanere nella fede, ci sforziamo di rimanere nella Speranza, cioè non intendiamo perdere di vista il punto di arrivo. E vogliamo rimanere nella Carità per capire che l’amore di Dio è dono e compito. Gesù è il modello. Il problema dell’unità nella fede è sempre stato arduo per il popolo, ma proprio per questo estremamente significativo: «Da questo crederanno che siete miei discepoli, da come rimarrete uniti». Rimanete nel Figlio, allora il Padre vi darà ogni cosa.  Il testamento di Gesù rende ricca e preziosa la nostra vita la quale può cooperare al bene comune fino al suo estremo respiro.