La Trinità, il mistero con cui Dio si fa conoscere
Chi conosce Dio? si domanda S. Paolo (1 Cor 1,12). Solo il suo Spirito, ma proprio per questo lo Spirito ci è stato donato perchè potessimo sapere come Dio ci ha amati. Pertanto chi conosce la verità cristiana diventa capace di conoscere Dio. Non solo sappiamo della sua esistenza, ma siamo resi capaci anche di uno sguardo nella Sua interiorità. Questo la Chiesa lo deve dire «a tutti i popoli». L’essere del Dio Unico è una vita di relazione, e noi creati a sua immagine, troviamo il senso della nostra vita in un simile interscambio. Anzi nella stessa comunione divina, perché un giorno ci sarà dato di parteciparvi in piena luce, ma già ora veniamo da essa illuminati.
Se leggiamo le vicende del secolo scorso con questa visione trinitaria, possiamo cogliere sia la follia del nazismo, sia la follia del comunismo. Sono sbilanciamenti sull’«uno» che pretende di riassumere su di sé ogni potere, o su «tutti» falsamente livellati perché siano socialmente tutti eguali. Mentre se non siamo deviati dal peccato, nostra vita ha sete della ricchezza della comunione dove l’uno appartiene all’altro senza smarrirsi in esso e senza l’intenzione di annientarlo.
Già all’inizio della Bibbia, in un tempo assai lontano c’è un ordine di Mosè al suo popolo, che è rimasto nel tempo l’origine e la sintesi della vita etica di tutti i popoli: «Sappi dunque oggi e conserva nel tuo cuore che il Signore Dio è lassù nei cieli e quaggiù sulla terra, e non ve n’è altro. Osserva dunque le sue leggi perché sii felice tu ed i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che Dio ti dà per sempre».