La missione degli apostoli
Queste facoltà che Gesù concede non devono essere appoggiate da distintivi, assicurazioni, o equipaggiamenti: non bisaccia, non pane, non danaro, non abiti per cambiarsi, neppure una abitazione loro propria. Se non ci sarà il successo non dovrà loro importare molto: Dovranno solo tentare da un’altra parte. Dopo la Pentecoste gli apostoli si sono incamminati subito ed hanno iniziato subito a meravigliarsi che potevano ripetersi le conversioni che già avvenivano al tempo nel quale Cristo era visibilmente con loro.
È una chiamata di ordine radicale che non si presta nemmeno a troppe analisi. Se l’uomo non si oppone alla chiamata finirà per capirla nella obbedienza, come un dono ed una predilezione da parte di Dio. E questo stato d’animo è comune sia al profeta dell’Antico Testamento che agli apostoli che infatti nel sinedrio si presentano come inviati del Signore al quale tutti gli devono obbedienza: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini». Si dice abitualmente che quanto più uno è convinto della bontà di quanto diffonde, tanto più sarà fedele. Questa convinzione però deve poggiare per essere forte, più sulla chiamata di Dio che sulla scelta personale. Se non troveranno ascolto i missionari compiranno un gesto sobrio e inequivocabile: «Scuotete la polvere dai calzari » il quale non indica minaccia o castigo, ma una cosa ancor più decisiva cioè la rottura della comunione tra l’annunciatore ed il destinatario dell’annuncio.