Come la vedova povera, anche noi dobbiamo offrire ciò che abbiamo

DI GIACOMO BABINI Vescovo emerito di GrossetoDomenica 8 novembre, 32ª del Tempo Ordinario. (Nella Diocesi di Firenze si celebra la festa della Dedicazione della Cattedrale con letture dal Proprio Diocesano: Is 60,1-6; Salmo 121; 1Cor 12,12-14; 27-31; Gv 21,15-19). In estrema sintesi le letture di questa domenica ci dicono il miracolo dell’amore che avvicina l’uomo a Dio: due vedove lontane tra di loro nel tempo, ma vicinissime nella disponibilità e nel servizio a Dio offrono per il profeta e per il tempio tutto quello che hanno per vivere. Sono un segno di Dio che mette a disposizione del bisogno dell’umanità quanto ha di più prezioso: Suo Figlio Unigenito I Lettura: «Prima una piccola focaccia per me»In questo racconto dell’Antico Testamento l’insegnamento evidenziato dalla liturgia di oggi, è quello dell’obbedienza  e della fiducia un Dio, il quale  provvederà poi sia per la vita della  vedova che per quella di  suo figlio. Se il tutto viene letto come una fiaba o un racconto simbolico, non nascono  problemi. Ma se realisticamente  si pensa ad una povera vedova, alla quale  è rimasto appena  quel poco di farina  per fare una focaccia per sé e per suo figlio prima di morire perché non hanno altro, e questo poco lo cedono al profeta, si vede come anche nell’Antico Testamento l’obbedienza e  l’abbandono in Dio avesse un grande valore religioso. Si pensi ad Abramo cui viene richiesto il sacrificio del figlio.  Meraviglia di più per il fatto che l’interlocutore della vedova non è Dio stesso, ma un suo. Vangelo: «Tutto quello che  lei aveva»Nel Vangelo abbiamo un’altra vedova che si comporta in modo ancora più perfetto di fronte a Dio, di quella della prima lettura… Lei non si accorge nemmeno di Gesù e Gesù non le dice nulla e non le promette nulla. Alcuni dei presenti danno offerte  notevoli che però non incidono sulle proprie ricchezze, e sembrano essere gratificati dalla ammirazione dei vicini, mentre la donna  dà quello che ha e nessuno la nota, ma è solo  contenta di esprimere così l’amore al Tempio del Dio di Israele.  C’è da pensare che fosse una di quelle donne del popolo che  aveva iniziato ad ascoltare a mettere in pratica l’insegnamento di Gesù. II Lettura: «Una unica volta sacrificato»Se si legge la seconda lettura tenendo presenti il racconto del Vangelo, si evidenziano significati  impensati ad una lettura isolata o peggio ancora distratta. Si rende chiaro l’irripetibile sacrificio di Cristo rispetto a i tanti sacrifici di prima. Il sacrificio di Gesù è paragonato alla morte dell’uomo anche questa irrepetibile ( si muore una sola volta). E dietro la donazione spontanea di Gesù si vede il dono del Padre il quale mette nel tesoro del tempio la cosa più cara e grande che ha: Dio ha tanto amato il mondo da dare il Suo  unico figlio». Si impone una riflessione su come la nostra società vive la carità verso il prossimo. È rimasta la testimoniata dai Santi e  di certe forme  serie di  volontariato. Ma nella grande normalità delle persone c’è l’indifferenza. Passando per le vie, specialmente del centro delle città, si trovano gran parte  delle abitazioni vuote, mentre non sono pochi quelli che cercano  di passare la notte nelle carrozze vuote del treno alla stazione. Eravamo abituati a fare la carità della farina, dell’olio… alle vedove per loro ed i loro figli. Oggi ci sono tanti uomini,  di trenta, quarant’anni che chiedono l’elemosina. Chi sono? Sfaticati o padri di famiglia disperati per la miseria dei loro cari? Nessuno glielo domanda e sulle loro mani tese insistentemente, cade qualche euro. Il problema è talmente grande che il singolo non può risolverlo. È certo però che abituati a rimandare tutto allo Stato, abbiamo perso ogni capacità personale di generosa iniziativa.