Dalla voce alla conversione, alla visione

di GIANCARLO BRUNIEremo delle Stinche

Domenica 6 dicembre, 2ª di Avvento: Bar 5,1-9; Salmo 125; Fil 1,4-6.8-11; Lc 3,1-6. 

1) «Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio», questa è l’attesa a cui dischiude la liturgia della Parola di questa seconda domenica di Avvento. Giovanni il Battista e la sua voce sono resi presenti alle assemblee riunite attraverso l’atto di leggere, che è sempre atto di resurrezione del testo ai lettori-uditori e di questi ultimi al testo, fatti uscire l’uno e gli altri dall’oblio reciproco. Oggi la parola di Dio rivolta a Giovanni e scesa su Giovanni continua a farsi strada e voce per noi storicamente e geograficamente situati. Accade qui e ora ciò che avvenne allora in quel tempo, l’anno decimoquinto di Tiberio Cesare, in quel luogo, la regione del Giordano, e in quella cornice, l’impero romano. Tali coordinate di tempo e di spazio sono volute al fine di notificare come vi siano eventi datati e circoscritti di sicura portata universale, resi contemporanei a ogni generazione dalla parola che corre di luogo in luogo. Tema caro a Luca (At 6,7; 12,24).

2) In particolare la parola che oggi viene a noi attraverso la voce del Battista riassume gli annunci profetici di conversione, specificatamente quello del «Secondo-Isaia» (Is 40,3-5), legati alla metafora dello «spianare la strada» al vincitore perché tutti lo possano vedere, consuetudine in uso presso i popoli orientali. Fuori metafora il precursore grida ora come allora il come prepararci all’incontro con il Veniente salvezza di Dio. Non vi è altra via che quella del «battesimo di conversione», una inversione di rotta come uscita dal vicolo cieco dell’idolatria, della falsa sicurezza religiosa e di rapporti lupeschi, volpini e meramente astratti con l’altro e con la creazione per un ingresso nel sentiero luminoso e piano del «monoteismo etico», così riassunto da Baruc:«manto della giustizia», «pace» e «pietà», uno splendore che viene d Dio. Questo passaggio è al contempo remissione delle trasgressioni e giusta collocazione, l’albero di Zaccheo, per vedere con gli occhi del cuore l’apice della salvezza di Dio per ogni creatura che è il Cristo, colui che lo sguardo amante sa venuto, sa presente nell’adesso della celebrazione liturgica e sa veniente nel giorno nato da Dio a portare a compimento l’opera iniziata.

3) Il messaggio della voce è chiaro: alla visione si perviene attraverso la conversione che consiste nell’orientare il cuore verso Dio e i suoi sentieri di pace e di giustizia. Una salvezza che il Cristo di ieri, di oggi e di domani (Eb 13,8) viene a portare a piena fioritura per ogni creatura sotto il sole, come esodo dal male e dalla morte per un approdo nel bene e nella vita. Un qui e ora verso la pienezza dell’allora.