Beati i poveri
1. Il seguire Gesù oggi ci porta in un «luogo pianeggiante» ove egli tiene il «Discorso dei campi», in Matteo il «Discorso della montagna». Discorso che anche in Luca è un insieme antologico di detti sparsi di Gesù rivisitati dalle comunità e redatti in due tradizioni, quelle di Luca e Matteo; discorso a cui le Beatitudini sono portale e conclusione, lo introducono e nel contempo rivelano la scelta di Gesù di essere con e per il povero, egli stesso apparso in forma di Povero (2Cor 8,9). Un essere che gli fa dire: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno dei cieli», voi affamati, piangenti e perseguitati.
2. Voi, persone concrete nella vostra condizione reale e non l’astrazione della povertà, beati non a motivo della vostra situazione di alienazione, ma in ragione del fatto che la regalità di Dio si è fatta in Gesù l’«oggi» della vostra liberazione nella triplice forma della «visione» (Lc 6,20) che vi costituisce i veduti da Dio, della «compassione» (Lc 10,33) che vi costituisce gli amati da Dio, e della «cura» (Lc 10,34) che vi costituisce i custoditi da Dio. Questo il perché di una felicità che attinge l’affamato, il malato, il morente, l’ignorante, il peccatore e il perseguitato, il cui oggi è passaggio dal pianto al riso perché un Dio in Cristo si è fatto vicino come moltiplicazione del pane (Lc 9,10), guarigione (Lc 7,21-22), paradiso (Lc 23,43), insegnamento (Lc 5,3; 10,21-23) e conversione (Lc 15).
L’allegrezza del povero sta nel capovolgimento della sua situazione operata dalla «via regale» di chi amandolo lo vede prendendosene cura. Solo chi ama vede e provvede, e Dio in Cristo lo è al punto da introdurre in un futuro di gioia eterna, il «regno di Dio», chi nella vita ha solo conosciuto miseria, vedi il povero Lazzaro (Lc 16,10-31), e persecuzione a causa del suo condividere la passione di Cristo per il povero (Lc 6,22-23). Dio raccoglie e ricompone in bellezza quanti la noncuranza, l’ignoranza e la cattiveria umana ha scartato e violato, il suo scendere a vantaggio del povero ne investe l’oggi dandogli respiro (Mt 11,28-30) e il domani dandogli il futuro (Lc 6,20.23) nel sorriso (Lc 6,21).
3. Che ne è del ricco? La risposta complessiva di Gesù è esemplificata nelle figure di Zaccheo (Lc 19,1-10) e del notabile (Lc 18,18-23). Nel primo il «guai» viene tramutato in «beato» a motivo del passaggio dalla logica della capitalizzazione per sé alla condivisione con il povero; nel secondo si prolunga in «tristezza» per non aver compreso che non vi è bene maggiore e felicità più grande che condividere con un amico di nome Gesù la sua passione di essere-bene intenti al bene-essere dei carenti dalle molte forme che incontriamo nelle strade della vita. I ripiegati su di sé e sulla libidine dell’avere non generano novità, intristiti e paurosi non aprono futuro e per questo non hanno futuro.