Trasfigurazione è il nome del futuro

Seconda Domenica di Quaresima. Letture: (Gen 15, 5-12. 17-18; Fil 3,17-4,1; Lc 9,28b-36)di GIANCARLO BRUNIEremo delle Stinche – Panzano in Chianti

1. La sequela di Gesù nel deserto lo ha rivelato a noi e ha rivelato noi a noi stessi come creature sottoposte alla grande prova della scelta della ragione ultima che fonda e orienta l’esistere: il Padre e la sua parola che oggi, identificati con Pietro, Giovanni e Giacomo, ci conducono sul monte della Trasfigurazione.

2. L’evento avviene alcuni giorni dopo l’annuncio della passione e delle condizioni per seguire Gesù (Lc 9,22-26), su un innominato monte e non a caso. La montagna nel linguaggio  religioso è il luogo ideale dell’incontro Dio – uomo, da un lato indica un abbassamento, la discesa di Dio dal cielo della sua alta inaccessibilità, e dall’altro un innalzamento, la salita dell’uomo dal la pianura di pensieri tutt’altro che elevati: «Il mio popolo è duro a convertirsi: chiamato a guardare in alto, nessuno sa sollevare lo sguardo» (Os 11,7). L’incontro di Gesù con il Padre avviene dunque in montagna in un contesto orante, è mentre dialoga con il Padre che Gesù viene illuminato dal Padre tramite Mosè-Legge e Elia-Profezia e poi tramite la Voce. Una illuminazione, in cui sta il frutto vero della preghiera, dai molti aspetti. Innanzitutto Gesù viene illuminato circa il suo destino ultimo e penultimo: al monte di Dio Luce in un volto di luce e in una veste candida si perviene attraverso un «esodo», il passaggio dal monte della croce, la vetta di un amore che si fa domanda di perdono per lo stesso uccisore (Lc 23,34).

Di questo Gesù parla con Mosè ed Elia dando compimento alla lunga catena degli esodi, dalla schiavitù alla libertà, dall’idolatria al Dio vivente e ora dall’amore allo splendore dell’amore via alla luce eterna. In secondo luogo nella trasfigurazione di Gesù viene portata a piena luce la gloria di Israele, di Mosè e di Elia: egli è, come è stato scritto, il «giudaismo trasfigurato». Inoltre nel monte della trasfigurazione accade una illuminazione dei discepoli: viene aperta una fessura al loro non comprendere il linguaggio della croce, viene sprigionato il loro desiderio: «È bello per noi essere qui» avvolti nella luce del Trasfigurato, e vengono restituiti alla realtà dalla voce: «Ascoltatelo». Un ascolto che implica il cammino dietro a lui alla luce del discorso della pianura che eleva ad altezza di un amore fino alla croce, porta aperta alla resurrezione. Diversamente è non sapere quello che si dice scindendo ciò che non può essere scisso, croce-gloria (Lc 9,33), mentre dinanzi a esperienze come questa non resta che il silenzio di chi sa di non avere parole atte a esprimerle (Lc 9,36), nell’attesa che venga data una lingua adatta (2 Pt 1,16-18).

3. Messaggio di alta speranza. Nel volto luminoso di Cristo vediamo il nostro e quello di ogni uomo, un destino di luce, e nella veste sfolgorante di Cristo vediamo l’intero creato, un destino di luce. Veggenti che camminano verso il loro futuro alla luce dell’ascolto, la parola dell’amore che già rende luminosi.  Davvero trasfigurazione è il nome del futuro e amore il nome del presente che apre futuro e al futuro.