Salpare verso la Misericordia

21 marzo, quinta domenica di Quaresima. Letture: Is 43,16-21; Fil 3, 8-14; Gv 8, 1-11di GIANCARLO BRUNIEremo delle Stinche – Panzano in Chianti

1. Un brano di sapore lucano, perfetta sarebbe la sua collocazione dopo Luca 21,38, introdotto tardivamente nel Vangelo di Giovanni conclude il cammino quaresimale nel tempio di Gerusalemme ove, per usare un’espressione di Agostino, misera et misericordia si incontrano. Una conclusione ideale: questo episodio nella intenzione del lezionario riassume il percorso storico di Gesù in termini di misericordia verso la miseria umana, e apre ai giorni pasquali in cui tale misericordia raggiungerà il proprio apice.

2. Nel racconto evangelico odierno la «miseria» è una donna sorpresa in flagrante adulterio e portata da alcuni scribi e farisei al cospetto di Gesù che, seduto, stava insegnando. Un condurre che per la donna ha significato un venire esposta alla umiliazione della piazza a cui, sola tra la folla, risponde con i silenzio; mentre nei confronti di Gesù viene giocato un vero tranello: se perdona contraddice la legge mosaica, evidentemente a livello di principio data l’impossibilità di mettere concretamente a morte qualcuno, se condanna contraddice il diritto romano che riservava a sé la pena della lapidazione. Un tranello in vista di una possibile accusa a cui Gesù, solo tra la folla, risponde con il silenzio. Gesù e la donna, due solitudini che attendono lo sciamare della gente per ritrovarsi soli faccia a faccia per parole decisive.

Gesù è chiamato a dare la sua interpretazione al comando di lapidare l’adultera (Lv 20,10; Dt 22,22-24): «Tu che ne dici?»  Sono a confronto due insegnamenti, quello di Mosè e di Gesù, a cui Gesù risponde con un gesto enigmatico ripetuto due volte: «…si mise a scrivere col dito per terra», e con una argomentazione ad hominem: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei», e tutti, a cominciare dai più anziani, se ne andarono. Accade di essere sempre pronti a pubblicizzare i peccati altrui, meno i propri. Ma è nel gesto che sta la vera interpretazione della Legge, esso rimanda alla doppia redazione delle tavole della Legge mosaica (Es 32-34) scritta dal dito di Dio (Es 31,18; Dt 9,10), con le sue parentesi dovute alla durezza del cuore dell’uomo; Legge che egli reinterpreta e porta a compimento non attraverso riscritture materiali,scrive in una terra che la sabbia cancella, ma mediante la parola della Croce, narrazione di un amore incondizionato e trasformante verso gli adulteri nella carne e nel cuore, la prostituzione agli idoli (Ger 2, 20-25; 3, 6-8; Ez 16; Os 2,14-16; 3,1). Parola fatta voce nel tu a tu con la donna: «Donna, dove sono?», a voler dire scompaiano gli accusatori dai templi, dalle piazze e dai cuori; «Nessuno ti ha condannata?…Nessuno», a voler dire «misericordia voglio e non sacrificio», per questo «neanch’io ti condanno», «io non giudico nessuno» (Gv 8,15); «va’ e d’ora in poi non peccare più», salpa verso la terra vergine della misericordia.

3. Una brevissima conclusione: «dove siamo?». Nella sponda degli adulteri resi casti dal perdono di Cristo o nella sponda degli adulteri, e lo sono nella mente e nel cuore scribi, farisei e folla del racconto evangelico, che puntano il dito contro?