Camminare secondo lo stile di Dio

4 luglio, XIV domenica del Tempo ordinario. Letture: Is 66,10-14; Gal 6, 14-18; Lc 10, 1-12. 17-20di GIANCARLO BRUNIEremo delle Stinche – Panzano in Chianti

1. Il cammino del discepolo si snoda dall’andare a Gesù chiamati da lui allo stare con lui condividendone progetto e destino, fino all’andare inviati da lui: «Andate-Partite» (Lc 10,3). Il chiamato è costitutivamente un inviato, i Dodici e i settantadue del vangelo di oggi. Inviati da chi, a chi, perché e come? E come tutto questo interpella noi oggi?

2. Inviati da chi?: «….Il Signore designò altri settantadue e li inviò…Andate» (Lc 10, 1.3). Il protagonismo è reciso alla radice, è il Signore e in lui il Padre a scegliere (Gv 15,16), a istruire, a mandare, a dare forza  (Fil 4,13) e a portare a compimento l’opera (1 Cor 3,7; Fil 1,6). E altresì è Dio a suscitare nei chiamati il volere e l’operare secondo questo disegno di amore (Fil 2,13), dischiudendo al sì al Figlio. Nel vocabolario cristiano non siamo che umile, libera e affidata risposta a un programma dettato da un altro se chiamati dall’altro. Inviati a chi? A ogni casa (Lc 10,5), la sfera del privato, e a ogni città (Lc 10,10), la sfera del pubblico, dell’intero mondo oltre a Israele, come suggerisce il numero settantadue che rimanda alla mappa delle nazioni secondo la versione greca della Bibbia ebraica. Non ci sono territori e ambiti preclusi all’invio.

Inviati perché? Per annunciare che «vicino è il Regno di Dio» (Lc 10, 9.11) e con esso la sua «pace» (Lc 10,5). Questa la buona notizia: Dio in Gesù si è fatto vicino come non mai e ha manifestato allora, manifesta ora e manifesterà in seguito la sua regalità in termini di pace. A quanti accolgono questo volere, persone-case-villagi-città, è data la possibilità di nuove relazioni pacifiche e pacificanti con Dio, con l’altro, con la creazione e con la morte. Davvero ove Dio regna lì il mondo diventa un altro, qui e ora: Dio è invocato Padre con viscere materne, l’altro è visto come fratello, la natura è chiamata sorella e la morte porta del cielo. In attesa della piena fioritura nel giorno noto a Dio. Inviati come? Luca in questa pagina offre uno spaccato dello «statuto del missionario itinerante» al tempo di Gesù e della Chiesa primitiva, valido per ogni epoca. Un andare ricchi solo del Vangelo della pace portato in comunione, «due a due» (Lc 10, 1); in mitezza, agnelli in mezzo ai lupi (Lc 10,3); in povertà, leggeri di sé, di cose e di pretese (Lc 10,4. 7-8); in non imposizione se non accolti (Lc 10,10-11), vi sono altre case e città che aspettano, sottolineando di non avere nulla da spartire con quel no, neanche la polvere attaccata ai piedi; e in gioia, quella di vedere il potere dell’idolatria, dell’odio e della morte retrocedere (Lc 10, 17-19). Uno stile che è di per sé stesso annuncio e prova della bellezza del messaggio annunciato, accettare la regalità di Dio in Cristo equivale a divenire creature comunionali, miti, essenziali nei bisogni, non costringenti, gioiose nel vedere la potenza del male sottomessa e allegre nel sapere che il proprio nome è scritto nella memoria di Dio (Lc 10,20). Nome di aiutanti del Signore, pochi per un mondo grande, una sproporzione affidata alla preghiera (Lc 10,2).

3. Questa pagina riguarda tutti da vicino nel senso che tramite essa la parola di Dio in Cristo, in forza dell’energia che contiene, è in grado di trasformare le nostre vite personali, familiari, ecclesiali e sociali dischiudendole ad un esistere di pace: comunionale, non violento, sobrio, rispettoso e gioioso. Inviati come comunità ecclesiale al villaggio che abitiamo come testimoni di un esserci nobile-regale, operato in noi dalla nobiltà-regalità di Dio in Cristo accolta da noi. Oggi non ci resta per dire Dio che camminare secondo lo stile di Dio.