L’assunzione di Maria, chiave di lettura della fede

15 agosto.  20ª domenica del tempo ordinario. Assunzione della Beata Vergine Maria. Letture: Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab; 1Cor 15,20-27a; Lc 1,39-56«L’anima mia magnifica il Signore»di GIANCARLO BRUNIEremo delle Stinche – Panzano in Chianti

1. Il brano evangelico inizia con il contemplare Maria quale arca che contiene in sé la Presenza (Lc 1,39-45), un’arca di pace (Lc 1,40 = Lc 10,5), che senza indugio (Lc 1,30 = Lc 10,4) si pone in viaggio verso la casa del sacerdote Zaccaria, della giusta e profetessa Elisabetta e del precursore Giovanni in vista del loro incontro con il Signore atteso, il benedetto frutto del grembo di Maria. Un incontro nello stupore: «A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?» (Lc 1,43), nella gioia: «Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo» (Lc 1,44), e nella proclamazione di Maria come «benedetta» (Lc 1,42) «e beata per aver creduto all’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45).

Proclamazione-esclamazione nello Spirito (Lc 1,41-.42) che muove Maria al canto, al Magnificat (Lc 1,46-56), che è altresì gioiosa risposta al «Rallegrati» dell’angelo dell’annunciazione (Lc 1,28). E le ragioni del danzare, quello di Elisabetta e di Giovanni attorno all’arca come già il re David (2Sam 6,9.11.16), e dell’esultare, quello di Maria, non mancano. Sono le «grandi cose» operate dallo sguardo misericordioso di Dio sull’umile sua serva Maria: la decisione, mosso da benevolenza, di visitarla e di renderla creatura bella e graziosa in vista della nascita da lei del più bello tra i figli dell’uomo (Lc 1,28s.), il Sole inviato per guidare il cammino dell’uomo sulla via della pace (Lc 1,78-79).

2. Pagine altissime che svelano al contempo il mistero della Chiesa e del cristiano come umanità non orgogliosamente adagiata sul potere culturale, politico e economico (Lc 1,51-53), ma nella gioia  e chiamata a divenire il grembo-arca del Sole di giustizia partorendolo in ogni dove con la parola e la testimonianza della vita. In un sì (Lc 1,38) allegro (Lc 1,46) e ad alto prezzo (Lc 2,34).

3. È a partire da queste narrazioni evangeliche incastonate in tutta la Scrittura che la Chiesa orante, in sintonia con il criterio che vi sono verità chiaramente asserite nella Scrittura e verità che trovano il loro fondamento nell’insieme biblico, è pervenuta alla intelligenza di Maria come donna della dormizione, la morte convertita in sonno, e del transito come assunzione nel mondo di Dio. Maria, l’arca-donna (Gv 2,1-5; Ap 12,1) che ha accolto e generato il Sole alla terra, è dal Sole accolta e generata al cielo. Evento di purissima grazia, «cosa grande» opera dello sguardo di tenerezza e di misericordia di Dio che innalza gli umili. Evento che adempie la promessa di Cristo: «Vado a prepararvi un posto» (Gv 14,2), e che il Padre opera in virtù della potenza del Risorto «il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso» (Fil 3,21). L’assunzione di Maria è il capitolo primo della resurrezione di Cristo. Evento che porta a compimento la configurazione di Maria a Cristo. I «predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio» (Rm 8,29) nel loro esistere lo devono essere altresì «nella morte, con la speranza di giungere alla resurrezione dai morti» (Fil 3,10-11).

Evento che costituisce Maria icona escatologica della Chiesa, dell’umanità e del cosmo, «primizia e immagine della Chiesa» recita il Prefazio. «La madre di Gesù – leggiamo nella Lumen Gentium 68 – sulla terra brilla come un segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in marcia, fino a quando non verrà il giorno del Signore» (2Pt 3,10).Maria diventa così la chiave di lettura della grazia: da Dio generata al mondo, da Dio resa creazione ricondotta alla sua bellezza originaria, da Dio costituita grembo della Parola, da Dio conformata a Cristo nel vivere, nel morire e nel sorgere e da Dio donata come immagine della creazione condotta al suo destino ultimo. E Maria diventa altresì chiave di lettura della fede, il sì, e in Maria ciascuno legga se stesso.