Il passaggio dalla notte alla luce
1. Cristiano è chi vive la propria quotidianità, il «tempo ordinario», in compagnia di Gesù il risorto illuminato e orientato dalla sua parola che consegna se stessa nella lettura dei Vangeli. Parola che in questa domenica comincia con il porre di fronte agli inizi della vita pubblica di Gesù, uscito di scena il Battista. Inizi, sottolinea Matteo, caratterizzati da un lasciare per andare ad abitare sulla riva del mare nel territorio di Zabulon e di Neftali, Galilea delle genti, dando compimento alla profezia di Isaia (Mt 4.12-16; Is 8,23-9,1). Questo spostarsi di Gesù da un villaggio tranquillo, Nazaret o Nazara la «sua patria» (Mt 13,54) per fare di Cafarnao la «sua città» (Mt 9,1), risponde a una precisa intenzione, la decisione di collocarsi nel vivo della condizione umana di frontiera. A Cafarnao infatti convivevano ebrei e no, un rimescolamento etnico-culturale-religioso che affonda le sue radici nella storia. La città è nel territorio di Zabulon e di Neftali, le tribù assoggettate nell’VIII sec. a.C. da parte degli Assiri e sempre rimaste, nonostante un tentativo di rigiudizzazione in epoca maccabaica, un crogiuolo di etnie. Lo stesso riferimento alla via del mare (Mt 4,15.18) rievoca il tragitto che collegava l’Egitto e la Siria incrociando Cafarnao, un crocevia appunto, e non a caso l’intero territorio è denominato Galilea che significa «curva delle genti». Il tutto, sembra dire l’evangelista, a voler chiarire con che personaggio hanno a che fare i suoi lettori-seguaci. Con un uomo di confine aperto al giudeo ortodosso, al giudeo ellenista e all’ellenista, a un mondo incrociato nel quale egli si colloca oltre le mitologie della razza pura, dei territori puri, delle religioni pure e delle coscienze pure. Il meticciato etnico-etico-religioso è l’ambiente che Gesù ha scelto di abitare. Una discesa, come suggerisce il riferimento isaiano, una discesa nella notte alla notte luce.
2. La chiave di lettura del Vangelo di Matteo è posta: Gesù è la luce inviata da Dio al cuore di una storia umana composita e per molti versi oscura non per condannarla ma per illuminarla. E il contenuto essenziale di tale illuminazione è: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino»(Mt 4,17), ove « cielo-cieli»è l’equivalente di Dio. Un Dio che in Gesù, nel suo gesto, nella sua parola e nella sua morte-resurrezione è ormai alle porte vicino come non mai per un esodo possibile come non mai: da storie personali e collettive oscure, da figli della notte, a storie luminose, da figli del giorno. In Gesù Dio regna su ciò che rende opaco il cammino dell’uomo, e questo là ove la sua regalità non viene disattesa, un dato reale di cui l’intero Vangelo sarà narrazione; una visione a cui un giovane sognatore ebreo ha coinvolto altri, Pietro, nome ebraico, e Andrea, nome greco, a voler dire che la multiculturalità attraversa la stessa famiglia, e con loro una seconda coppia di fratelli, Giacomo e Giovanni ( Mt 4,16-22). Tutto in questa pagina è esemplare: la condizione del mondo, nella notte; il perché di Gesù, luce nella notte traduzione della regalità di Dio, la nobile fortezza di chi introduce in mondi di luce; il che fare da parte di chi ascolta, l’adesione a questa buona notizia coinvolti nel suo progetto. Un coinvolgimento frutto di uno sguardo e di una parola che chiama alla sequela: «Venite dietro a me» (Mt 4,19) e a un nuovo compito: «Vi farò pescatori di uomini»( Mt 4,19), cioè catturatori di uomini dal fondo del mare tenebroso per farli emergere alla solarità del regno dei cieli, alla trasparenza di un esserci nella bontà-bellezza a cui è compagnia Gesù e guida il suo messaggio. Compito che investirà gli apostoli alla loro maniera e ciascuno lungo i secoli alla propria.
3. Tutto, dicevamo, in questa pagina è esemplare, e tutto è provocatorio per ascoltatori oggi interpellati a una conversione senza esitazioni: «Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono» (Mt 4,20). Conversione in termini di mutamento dei modi di pensare e di sentire per adeguarli a quelli di Cristo, evento che rende possibile una inversione ad u del proprio cammino, dalla notte al giorno per un tempo ordinario sempre più luminoso perché sempre più evangelico. Non tutti gli incontri si equivalgono, se il camminare di Gesù incrocia il nostro e se il suo sguardo si posa su di noi e la sua parola giunge al nostro orecchio è solo, nella più radicale libertà, per dire che una luce è sorta nella notte dell’uomo, nel suo cuore e nella sua storia. E le buone notizie si raccontano ad altri.