L’ospitale ospitata

15 agosto,  Assunzione di Maria. Letture: Ap 11,19a;12,1-6a.10ab ; 1 Cor 15,20-27a; Lc 1,39-56. «L’anima mia magnifica il Signore».di GIANCARLO BRUNIEremo delle Stinche – Panzano in Chianti

1. Il viaggio di Maria dalla sua casa di Nazaret alla casa di Elisabetta a Ain- Karim (Lc 1,39-45) è modellato sul secondo libro di Samuele (2 Sam 6,9.11.18), sul primo libro delle Cronache (1 Cr 15,28, sul libro di Giuditta (Gdt 13,18), sul libro del Deuteronomio (Dt 28,3-4) e sul racconto dell’invio in missione dei discepoli da parte di Gesù. L’«in fretta» di Luca 1,39 corrisponde infatti al «non salutate nessuno lungo la strada» di Luca 10,4, e l’«entrata nella casa salutò» di Luca 1,40 corrisponde all’«in qualunque casa entriate, prima di tutto dite: pace a questa casa» di Luca 10,5. L’intenzione sottesa a questi riferimenti da parte dell’evangelista è chiara: Maria è l’arca in cui dimora il Figlio, Maria è l’arca che si pone in viaggio per portare il Figlio, nel quale Dio dà avvio a una nuova e adempiuta alleanza con Israele e con l’umanità (Lc 2,32; 3,6), alla casa del sacerdote Zaccaria, della giusta Elisabetta e del profeta Giovanni. Una visita che libera sussulti, esclamazioni a gran voce ed esultanze nella gioia, un evento nel quale è dato alle Chiese giudeo-cristiana e etnico-cristiana di leggere sé stessa: porzioni di umanità visitate dall’alto e costituite dimora di un Signore che domanda di essere generato in ogni casa di ogni dove, a quelle case pace e motivo di gioia senza misura. Porzioni di cui Maria è tipo esemplificativo, immagine alta di un’alta visione di Chiesa: arca della Presenza resa prossima ai cercatori di pace e di gioia, all’uomo per sempre alleato.

2. Una chiamata che causa esultanza in Maria stessa che all’invito dell’angelo : «Rallegrati», alla gioia di Giovanni e al « Benedetta-Beata» di Elisabetta risponde con il «Magnificat», il canto dei poveri del Signore che traducono in inno la memoria mai perduta delle cose meravigliose che Dio fa attraverso gli umili della terra, i guardati da lui con amore e i chiamati da lui per nome. Di questi Maria è profezia, donna giovane non appartenente alla schiera dei potenti in cultura, in politica e in economia ma a quella della pura disponibilità ai sogni di Dio: divenire casa ospitale del Figlio, divenire dono del Figlio, divenire casa in cui sia possibile ai cercatori della luce trovare il Figlio. Donna ospitale e ospitata. I vangeli tacciono sulla nascita e sul transito di Maria, ma non la tradizione orante e pensosa della Chiesa che proprio, tra l’altro, a partire dalle tradizioni giudaiche sull’arca introvabile perverrà alla conclusione che è stata assunta in Dio quell’arca di carne che lo ha generato alla terra. Colei che ha introdotto alla terra il Cielo è dal Cielo introdotta per sempre presso di sé. Un pensiero sviluppato a più riprese dai Padri della Chiesa, di cui riferiamo un piccolo stralcio: « Soffermiamo la nostra attenzione sull’arca come prefigurazione dell’assunzione di Maria al cielo…trasportata dalle schiere degli angeli…vivificata dallo Spirito… essa che contiene Colui che donò la manna e adempie le promesse» (Modesto di Gerusalemme). Quella di una parola che dischiude ad una altissima forma di vita, quella della vita eterna.

3. «Maria, dice Ireneo, profetizza la Chiesa» e nella Chiesa l’umanità, in termini davvero singolari: dare ospitalità terrena alla vita di nome Cristo ed essere ospitati da Cristo alla vita eterna.