Lo statuto dell’itinerante

Domenica 15 luglio, 15ª del Tempo ordinario. Letture: Am 7,12-15; Ef 1,3-14; Mc 6,7-13. «Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due»

di GIANCARLO BRUNI

Eremo delle Stinche – Panzano in Chianti

1. Il Gesù itinerante che « percorreva i villaggi d’intorno, insegnando» (Mc 6,6), è l’icona fondativa e esemplare del fenomeno dell’itineranza in nome del Vangelo da sempre presente in forme diversificate nella storia della Chiesa. E, come riferiscono i sinottici (Mt 10; Lc 9,1-6.10; 10,1-20; Mc 6,7-13.30), ne detta altresì lo statuto, più precisamente uno scheletro orientativo di fondo da cui non è dato prescindere. E ciò a riguardo dei Dodici a cui fa riferimento la pagina evangelica, dei settantadue (Lc 10,1) e in prospettiva di ogni discepolo essendo tutti « stranieri e pellegrini» (1 Pt 2,11),  tutti soggetti di una Chiesa itinerante.

2. Statuto, limitatamente al racconto di Marco da leggersi in parallelo con la narrazione dell’istituzione dei Dodici (Mc 3,13-15), che può essere suddiviso in puntuali paragrafi: la chiamata, la condivisione, l’invio, le regole e la sorte. «Chiamò a sé i Dodici» (Mc 6,7). I chiamati  «perché stessero con lui» (Mc 3,14) ora lo sono per essere inviati da lui. Siamo al cuore del vocabolario della esperienza cristiana la cui origine risiede sempre nella libera decisione di Cristo.  A differenza dell’allievo ebreo e greco liberi di scegliersi maestro e scuola e questo per un tempo determinato, quello necessario ad apprendere saggezze e tecniche di studio, il discepolo di Gesù è scelto da Gesù: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16), una scelta per sempre che per i Dodici diventa anche coabitazione fisica. Una chiamata dunque a stare con lui resi da lui partecipi del suo progetto, una condivisione la cui origine al pari della chiamata risiede unicamente nella libera decisione di Cristo.

L’oggetto di tale condivisione è l’incunearsi del Regno di Dio nel regno della malattia psico-fisica in termini di guarigione, è il farsi spazio dell’amore di Dio nella mente e nel corpo feriti dell’uomo restituendoli alla loro integrità (Mc 6,7.13). A questo i Dodici vengono iniziati (Mc 3,14; 4,10-13.33-34) in vista di un preciso compito, il divenirne l’annuncio accompagnato dalle opere di guarigione attraverso una cura consueta a quel tempo, l’unzione di olio (Mc 6,12-13). All’istruzione segue infatti l’invio: «E prese a mandarli due a due» (Mc 6,7), in obbedienza alla tradizione legale giudaica che la testimonianza resa da due o tre acquista maggiore credibilità. Da sottolineare che anche l’ invio risiede sempre e solo nella libera decisione di Cristo. Non si danno protagonismi. Un invio nella forza: «Diede loro il potere sugli spiriti immondi» (Mc 6,7), anche la potenza sul male è purissimo dono. E un invio soggetto a una serie di regole che riflettono un mondo rurale e viaggi in spazi geografici limitati, diverse saranno le esigenze del cittadino del mondo Paolo, chiare tuttavia ne delineare alcuni tratti fondamentali degli itineranti del Vangelo. Ricchi solo di esso e liberi dall’affanno dell’avere (Mc 6,8-10). Leggeri di cose e di se stessi a precisare che centrali non sono il testimone e i suoi mezzi ma il messaggio e sempre  attenti a sgomberare il campo dal grande equivoco del fare per interesse economico.

In definitiva si tratta di uno stile gioiosamente rigoroso finalizzato a rimarcare la priorità assoluta del Vangelo. Statuto infine il cui ultimo paragrafo riguarda la condivisione della stessa sorte di non accoglienza e di non ascolto successa a Gesù (Mc 6,11). L’invio non include il successo garantito e Gesù raccomanda il non accanimento: «Andatevene», altri villaggi vi aspettano, è tempo perso insistere con chi al momento ha pregiudizialmente deciso di chiudere orecchi e porta. Lo « scuotere la polvere poi era un gesto praticato dagli Ebrei, quando rientrando da un territorio pagano, mettevano piede nella Terra Santa, e stava a significare che ci si voleva separare completamente dal mondo impuro e incredulo» (F.Lambiasi). Qui vuole dichiarare la non corresponsabilità di un rifiuto.

3. La pagina evangelica è rivolta ai Dodici e parla a noi di noi creature incontrate da un Tu che se accolto è in grado di mutare il nostro camminare costituendoci  itineranti dotati di un singolare statuto. Lo statuto del dono, leggibile nell’essere gratuitamente chiamati, istruiti, inviati, orientati, non assicurati. Evento di purissima grazia. Lo statuto della buona notizia, leggibile nell’essere il tramite attraverso cui il Tu continua a sanare anime e corpi devastati e a raccontare un Dio che  sta preparando cose nuove, mai viste prima. Lo statuto dello stile, la bellezza della povertà. Poveri di sé, di cose, di potere e di organizzazione come condizione per far trasparire immediatamente la bontà del Vangelo. Diversamente imprigionato e con la missione ridotta a propaganda. Con i suoi sponsor ovviamente.