Una curiosità. Vorrei sapere se la parola «discepoli» nei Vangeli si riferisce solo agli uomini, o anche alle donne che seguivano Gesù, e se tra loro ci fossero anche persone sposate.Massimo Cappelli
Risponde don Stefano Tarocchi, docente di Sacra Scrittura
A una semplice indagine statistica, in tutto il Nuovo Testamento troviamo solo ventotto volte la parola discepolo, al singolare. Solo quattro volte la parola si trova nel libro degli Atti; il resto, lo leggiamo nei vangeli di Marco, Matteo e Luca, e soprattutto in quello di Giovanni.Al contrario, la parola discepoli, al plurale si trova duecentotrentotto volte. Venticinque di esse sono attestate negli Atti degli Apostoli; il resto nei vangeli, con una forte presenza ancora nel Vangelo di Giovanni.Una sola volta nel libro degli Atti ricorre anche la rara parola discepola, al femminile: «a Giaffa c’era una discepola chiamata Tabità – nome che significa Gazzella – la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine» (At 9,36).Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che per uno sguardo completo sul tema della sequela di Gesù dovremo considerare anche le ricorrenze del termine Dodici: settantaquattro volte in tutto il Nuovo Testamento, fra cui in particolare l’Apocalisse – ma qui andrebbe messo in luce l’uso simbolico del numero –, e anche del termine Apostolo / Apostoli: delle settantotto volte totali, fra singolare e plurale, solo dieci si trovano nei Vangeli (e mai al singolare!). Quello sui Dodici è, però, tutto un discorso a parte, che ci permette di approfondire la loro situazione peculiare e irripetibile, all’interno del gruppo dei discepoli. L’unico che ne fa un uso puntuale, che di fatto supera la semplice denominazione numerica, è il solo Vangelo di Marco. Il termine Dodici è, in fondo, l’espressione di un gruppo che Gesù sceglie all’interno di quello più ampio dei discepoli anzitutto «perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni» (Mc 3,13).È significativo che in questo gruppo, che Gesù si è scelto, è presente anche Giuda che lo tradirà (Mc 14,44-45), e anche Pietro, che nella notte della passione negherà di essere stato con lui (Mc 14,67), e prima ancora, il fatto che tutti i discepoli abbandonino Gesù (Mc 14,50).Tutto questo deve tener conto della complessità della sequela di Gesù, che comprende tutte le situazioni in cui qualcuno è chiamato alla sequela del maestro, nella sua generosità ma anche nella sua fragile umanità.Quanto alla seconda domanda, possiamo dire con certezza che Pietro e molti altri discepoli erano sposati: lo testimonia l’episodio della suocera di Pietro, guarita dalla febbre per opera di Gesù (Mc 1,30-31). Oppure quanto scrive l’apostolo Paolo circa i diritti degli apostoli del Vangelo: «non sono forse libero, io? Non sono forse un apostolo? Non ho veduto Gesù, Signore nostro? E non siete voi la mia opera nel Signore? Anche se non sono apostolo per altri, almeno per voi lo sono; voi siete nel Signore il sigillo del mio apostolato. La mia difesa contro quelli che mi accusano è questa: non abbiamo forse il diritto di mangiare e di bere? Non abbiamo il diritto di portare con noi una donna credente (lett. «una credente come moglie»), come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?» (1 Cor 9,1-5).Non a caso, il Vangelo di Luca quando scrive che Gesù «se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio», aggiunge che «c’erano con lui i Dodici», ma anche «alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità». Il Vangelo, inaspettatamente riporta alcuni nomi: «Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni» (Lc 8,1-3). A parte un riferimento poco comune a Maria Maddalena, emergono altre discepole, che sembra assistano con i loro mezzi Gesù e gli altri discepoli nella loro missione.Il Vangelo di Marco, da parte sua, scrive nella scena della passione che «vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano [la crocifissione di Gesù], tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme» (Mc 15,40-41). E, poco più avanti aggiunge che «Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto» (Mc 15,47) e anche che «passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo» (Mc 16,1). E qui ci fermiamo, per non complicare oltre il riferimento.Non va neppure dimenticato che il Vangelo di Matteo – l’unico – parla di una manifestazione di Gesù alle donne che ritornano dal sepolcro, che conferma la missione loro affidata dall’angelo che ha rotolato via la pietra. Esse, «abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno» (Mt 28,8-10).Del resto, a proposito della più nota di queste discepole – Maria di Magdala, che lo stesso san Tommaso d’Aquino chiama «apostola degli apostoli», per via della missione speciale che le assegna Gesù – così scrive il Vangelo di Giovanni, con le parole di Gesù: «Non mi trattenere (lett. “non continuare a toccarmi”), perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”» (Gv 20,17).In conclusione, possiamo dire che le tradizioni evangeliche guardano con chiarezza al discepolato delle donne, evidenziando la novità assoluta del maestro Gesù rispetto al giudaismo del suo tempo.Con le parole dell’apostolo Paolo quando scrive alle chiese della Galazia, potremmo dire: «tutti voi, infatti, siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,26-28).