Ottobre, il mese del Rosario e delle missioni
DI ANDREA DRIGANI
In occasione della preghiera mariana domenicale del 1 ottobre, Benedetto XVI ha ricordato che il mese che inizia è caratterizzato da due aspetti ben radicati nella vita della Chiesa: la recita del Rosario e l’impegno per le missioni. Il Rosario – ha detto il Papa – è preghiera contemplativa e cristocentrica, inseparabile dalla meditazione della Sacra Scrittura; è la preghiera del cristiano che avanza nel pellegrinaggio della fede alla sequela di Gesù, preceduto da Maria. Ed ha invitato a recitare il Rosario, durante questo mese, in famiglia e nelle parrocchie. Ottobre – ha aggiunto il Pontefice – è anche il mese dove viene celebrata la Giornata Missionaria Mondiale. La missione della Chiesa è il prolungamento di quella di Cristo: recare a tutti l’amore di Dio, annunciandolo con le parole e con la concreta testimonianza della carità.
Sul tema della missione Benedetto XVI è tornato il 6 ottobre durante l’omelia pronunciata nel corso della concelebrazione eucaristica con i membri della Commissione Teologica Internazionale. La bella vocazione del teologo – ha affermato il Papa – è parlare; questa è la sua missione: nella loquacità del nostro tempo, nell’inflazione delle parole, rendere presenti le parole essenziali, rendere presente, cioè, la Parola di Dio. Ha quindi rammentato che San Tommaso d’Aquino sostiene che Dio non è l’oggetto, bensì il soggetto della teologia. Il parlare ed il pensare dei teologi dovrebbe solo servire – ha continuato – perché Dio possa essere ascoltato dagli uomini e possa trovare spazio nel mondo. Facendo memoria dell’espressione contenuta nella Prima Lettera di San Pietro Apostolo laddove si invita a purificare le nostre anime nell’obbedienza alla verità, il Pontefice ha osservato che parlare per trovare applausi, orientandosi a quanto gli uomini vogliono sentire, in obbedienza alla dittatura delle opinioni comuni, è da considerarsi come una specie di prostituzione della parola e dell’anima. Penso – ha aggiunto Benedetto XVI – che la virtù fondamentale del teologo è questa disciplina, anche dura, dell’obbedienza alla verità che ci fa collaboratori della verità stessa. Gesù dice: «Chi ascolta voi, ascolta me». Che ammonizione – ha esclamato il Papa – che esame di coscienza queste parole! È vero – si è chiesto – che chi ci ascolta, ascolta realmente il Signore? Preghiamo e lavoriamo – ha concluso – perchè sia sempre più vero che chi ascolta noi ascolta Cristo.