Cosa fare per vivere al meglio l’Anno Paolino?
Quella di San Paolo è una figura molto bella, a cui non si può che guardare con grande ammirazione: un modello di fede e di annuncio del Vangelo. Vorrei qualche consiglio per approfondire, in quest’anno Paolino, la conoscenza di San Paolo: quali possono essere, ad esempio, i testi paolini da cui cominciare una lettura per avvicinarsi al suo pensiero? A parte i grandi viaggi (Terra Santa, Turchia…) ci sono in Toscana luoghi «paolini» che in questo anno possono essere meta di pellegrinaggio? Vi ringrazio per i vostri consigli.
Massimo Filippi
Risponde don Stefano Tarocchi, docente di Teologia biblica
Il ruolo di Paolo nella bimillenaria avventura cristiana non ha molti confronti possibili. L’apostolo ha compiuto un’attività missionaria che non ha confronto nel primo secolo, e per molti dei secoli seguenti. La testimonianza più grande al proposito si ha, forse, nell’epilogo della lettera ai Romani: «da Gerusalemme e dintorni fino all’Illiria (l’attuale Albania), ho portato a termine la predicazione del Vangelo di Cristo» (15,19). Tale predicazione si spinse nella stessa Roma, che l’apostolo sembra considerare come tappa intermedia del suo progetto di recarsi in Spagna (cf. Rom 15,24).
Su Paolo, inoltre, abbiamo una tale abbondanza di notizie che non ha assolutamente pari nel Nuovo Testamento (oltre al libro degli Atti, egli è citato nella 2 Pt e nella 1 lettera di Clemente): né su Pietro, né su Maria di Nazareth, e a questo livello neanche su Gesù Cristo, esiste una tale messe di dati.
Infine, a differenza di Gesù, di cui non ci è pervenuto nessuno scritto, le 13 lettere canoniche di Paolo costituiscono un orizzonte unico all’interno dell’intera vicenda cristiana. Di queste lettere, dalla gran parte degli studiosi, 7 vengono considerate autentiche (nell’ordine canonico Rom, 1-2 Cor, Gal, Fil, 1 Ts, Fm). Le altre 6 vengono attribuite a discepoli che dopo la sua morte trasmettono fedelmente il suo pensiero (Ef, Col, 2 Ts, 1-2 Tm, Tt).
Le lettere di Paolo privilegiano il colloquio che una lettera impone, favorita non solo dalla sua formazione rabbinica, ma anche dall’ambiente ellenistico di provenienza, e soprattutto dalla necessità pastorale di prolungare il rapporto con le comunità da lui fondate. Di qui il loro carattere occasionale, la cui importanza non risiede tanto nel livello letterario, quanto nella documentazione sulle chiese destinatarie e sulla personalità, ad un tempo umana e teologica, del loro autore.
Riguardo alla loro importanza, già la 2 Pt dice che « anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; così egli fa in tutte le lettere, in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina» (2 Pietro 3,15-16).
Al lettore raccomandiamo un percorso accurato e non frettoloso che, a partire dalla lettera più antica, la 1 Tessalonicesi arriva fino alla lettera ai Romani, passando via via per tutti gli scritti, dai Filippesi ai Galati alle due lettere ai Corinzi, fino agli scritti della tradizione paolina, a cominciare dalla lettera agli Efesini. Senza questo itinerario, qualunque pellegrinaggio sulle orme di Paolo rimane puramente esteriore.
Quanto ad un itinerario paolino in Toscana, rinviamo a tutte le località con il nome di san Paolo (o la variante san Polo), che sono disseminate in tutta Italia (non parliamo qui delle località in Europa o in America), e nelle nostra regione, e a tutte le chiese che gli sono dedicate a cominciare dalla Basilica romana posta sulla via Ostiense.