La «sana» laicità dello Stato
DI ANDREA DRIGANI
Giovedì 13 novembre Papa Benedetto XVI ha ricevuto, per la presentazione delle lettere credenziali, Sante Carducci nuovo Ambasciatore della Repubblica di San Marino presso la Santa Sede. Mi è gradito rinnovare – ha esordito il Pontefice – l’espressione della mia vicinanza spirituale al popolo sammarinese, piccolo per l’estensione del territorio, ma degno di ogni attenzione e rispetto per la sua storia, ricca di consuetudini culturali e religiose. Ogni Nazione ed ogni Istituzione – ha detto ancora il Papa – qualunque dimensione abbia, è chiamata ad operare attivamente per costruire una comunità internazionale che si fondi su condivisi valori umani e spirituali. La Santa Sede – ha continuato – rinnova la sua disponibilità a collaborare per perseguire tali condivisi obbiettivi, consapevole com’è della necessità, per una così vasta impresa della cooperazione di tutti: a livello locale, nazionale ed internazionale, si richiede l’apporto di ognuno nel proprio ambito e con il proprio specifico compito e in costante dialogo. Sono queste – ha aggiunto Benedetto XVI – le condizioni di quella laicità «sana» che è indispensabile per costruire una società dove convivano pacificamente tradizioni, culture e religioni diverse. Separare infatti totalmente la vita pubblica da ogni valore delle tradizioni, significherebbe – ha osservato il Pontefice – introdursi in una strada cieca e senza uscita. Ecco perché è necessario ridefinire il senso di una laicità che sottolinei la vera differenza e autonomia tra le diverse componenti sociali, ma che conservi anche le specifiche competenze in un contesto di comune responsabilità. Certamente – ha detto ancora il Papa – questa «sana» laicità dello Stato comporta che ogni realtà temporale si regga secondo le proprie norme, le quali tuttavia non devono trascurare le fondamentali istanze etiche che risiedono nella natura stessa dell’uomo, e che proprio per questo, rinviano in ultima analisi al Creatore. Quando la Chiesa cattolica, attraverso i suoi legittimi Pastori, fa appello al valore che taluni supremi principi morali, radicati nell’eredità cristiana dell’Europa, rivestono per la vita privata, ed ancor più per quella pubblica, è mossa unicamente – ha concluso Benedetto XVI – dal desiderio di garantire e promuovere l’inviolabile dignità della persona e l’autentico bene della società.