Il 2009, anno dell’astronomia
DI ANDREA DRIGANI
Martedì 6 gennaio Papa Benedetto XVI, durante la Messa dell’Epifania celebrata nella Basilica Vaticana, all’omelia ha rilevato che questo 2009, quarto centenario delle prime osservazioni di Galileo Galilei al telescopio, è stato dedicato in modo speciale all’astronomia, e pertanto – ha continuato il Pontefice – non possiamo non prestare particolare attenzione al simbolo della stella, tanto importante nel racconto evangelico dei Magi (Mt 2,1-12).
Essi erano con tutta probabilità degli astronomi e dal loro punto di osservazione, forse in Mesopotamia, avevano notato l’apparire di un nuovo astro, ed avevano interpretato questo fenomeno celeste come annuncio della nascita di un re. I Padri della Chiesa – ha proseguito Benedetto XVI – hanno visto in questo singolare episodio anche una sorte di «rivoluzione» cosmologica, causata dall’ingresso nel mondo del Figlio di Dio. È l’amore divino, incarnato da Cristo, la legge fondamentale e universale del creato. Così intese Dante quando definisce Dio: «l’amor che muove il sole e l’altre stelle» (Paradiso XXXIII, 145). Questo significa – ha precisato il Papa – che le stelle, i pianeti, l’universo intero non sono governati da una forza cieca, non obbediscono alle dinamiche della sola materia. Non sono, quindi, gli elementi cosmici che vanno divinizzati, bensì, al contrario, in tutto e al di sopra di tutto vi è una volontà personale, lo Spirito di Dio, che in Cristo si è rivelato come Amore. Gli uomini – ha detto ancora il Papa – non sono schiavi degli «elementi del cosmo» (Col 2,8), ma sono liberi, capaci cioè di mettersi in relazione alla libertà creatrice di Dio. C’è dunque nel cristianesimo una peculiare concezione cosmologica, che ha trovato nella filosofia e nella teologie medievali delle altissime espressioni.
Essa, anche nella nostra epoca, dà segni interessanti di una nuova fioritura, grazie alla passione e alla fede di non pochi scienziati, i quali non rinunciano né alla ragione né alla fede, anzi, le valorizzano entrambe fino in fondo nella loro reciproca fecondità. Gesù secondo gli antichi scrittori cristiani – ha aggiunto il Pontefice – è paragonato ad un nuovo sole. Secondo le attuali conoscenze astrofisiche, noi lo dovremmo paragonare ad una stella ancora più centrale, non solo per il sistema solare, ma per l’intero universo conosciuto.