Perché la pornografia attrae tanto?
Se l’attrazione per il sesso è una realtà naturale e l’esercizio della sessualità, con il piacere connesso, mette in moto complessi comportamenti negli animali finalizzati al perpetuarsi di ciascuna specie, ma nell’uomo – creatura simbolica – questa naturale attrazione per la sessualità si manifesta in modi peculiari includendo anche il gusto di pensare, di parlare, di immaginare, di guardare oggetti evocanti la vita sessuale. L’equilibrio, il dominio di sé, il buon gusto, il rispetto per la dignità propria ed altrui e, soprattutto, la comprensione dei valori profondamente personali della sessualità umana che vanno ben oltre la semplice genitalità permettono gestire e orientare costruttivamente questa naturale attrazione per le realtà sessuali evitando di cadere nel pornografico, nel volgare, nel licenzioso, nello sfruttamento egoistico dell’altro.
La parola pornografia deriva dal greco: pòrne significa prostituta e graphèin significa scrivere, dipingere, raffigurare. Letteralmente il pornografo era, dunque, il raffiguratore di prostitute o, comunque, di situazioni scabrose e sessualmente provocanti. La pornografia ha lo scopo di suscitare eccitazione sensuale attraverso immagini sessuali esplicite e ostentate nella loro cruda fattualità. Nella pornografia si cerca l’impressione della sensibilità attraverso la percezione di oggetti eccitanti. In essa la sessualità è fine a se stessa e non si apre a significati personali ulteriori. Nella pornografia non esistono storie di persone, perché in essa vengono mostrati i corpi in una ostinata e ossessiva ripetizione di atti sessuali, avulsi da una relazione. Nella pornografia la persona diventa oggetto, un oggetto da possedere con lo sguardo. Giustamente il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che la pornografia «lede gravemente la dignità di coloro che vi si prestano (attori, commercianti, pubblico) poiché l’uno diventa per l’altro l’oggetto di un piacere rudimentale e di un illecito guadagno. Immerge gli uni e gli altri nell’illusione di un mondo irreale» (CCC 2354).
Non di rado il ricorso alla pornografia rientra nella costellazione sintomatologica di quelle alterazioni del comportamento sessuale che un tempo erano dette perversioni e che oggi vanno sotto il nome di parafilie: il ricorso alla pedopornografia, per esempio, compare in molti casi di pedofilia. Quando l’uso di materiale pornografico diventa incontrollabile e occupa buona parte della vita sessuale delle persone, può rientrare nella cosiddetta dipendenza dal sesso. In tale dipendenza i comportamenti sessuali non sono finalizzati alla espressione di una relazione interpersonale e alla ricerca sana del piacere sessuale in essa, ma hanno la precipua finalità di diminuire situazioni di disagio e di ansia. Spesso la lunga contemplazione del materiale pornografico sfocia in atti masturbatori che servono a scaricare la tensione lungamente accumulata, talvolta in ore di frequentazione della pornografia e tali atti solitari esprimono perfettamente quella negazione della vera relazione implicita nella pornografia. Il consumatore di pornografia, infatti, di solito un maschio, sperimenta una sorta di timore per la sessualità reale e si costruisce scenari sessuali immaginari aiutato dalle immagini pornografiche, ma senza farne una esperienza concreta.
Si esce dal tunnel della pornografia prima di tutto prendendo coscienza del problema e poi ponendosi risolutamente e pazientemente, con l’aiuto di persone esperte, in un itinerario di rigenerazione e di cresciuta interiore. Occorre individuare i nodi psicodinamici che sono sottesi a questo comportamento, ricostruire la stima di sé, superare la paura del confronto con la realtà, aprirsi progressivamente ad una relazione significativa ed emotivamente coinvolgente con un’altra persona.