Se Dio conosce il destino di ogni uomo è giusto parlare di «libero arbitrio»?
Si parla di scelta tra bene e male per l’uomo. Il libero arbitrio è una grande prerogativa per l’essere umano. Tuttavia qualche dubbio sorge (il dubbio non è mancanza di fede, anche S. Agostino dubitava), in quanto Dio, eterno presente, sa già quale via sarà seguita da ciascun uomo. Quindi sembra, anzi è già segnato il suo cammino, già chiara ogni sua scelta, già determinato ogni suo comportamento. Quale senso ha allora il libero arbitrio, quando nella visione di Dio tutto è già compiuto?
Grazie per il chiarimento che gentilmente mi si può offrire.
Gian Gabriele Benedetti
Genesi, nei capp.2-3, ci dice alcune cose interessanti. Dio quando crea l’uomo sa già come andrà a finire la faccenda: non mangiate perché moriresti! È un avviso, ma rivela che Dio la sa lunga su cosa accadrà sotto quell’albero. Dopo il peccato Dio va a trovare Adamo e Eva, e il testo fa notare che non sapeva nulla di quanto successo, è il contraddirsi di Adamo che rivela a Dio la scelta peccaminosa di Adamo. È chiaro che il testo biblico ci vuol dire che Dio non c’entra niente col peccato, però sottolinea anche la distanza tra Dio e le scelte umane. Similmente alla madre che sa benissimo che il figlio andando sempre con certi amici poi sceglierà di drogarsi. Ma non può far nulla a fronte di quelle scelte. Dio, nonostante conosca il cammino umano, e la storia di ciascuno di noi, non toglie alcuna libertà alle scelte del soggetto. Solo se Dio intervenisse allora potremmo dire di non essere liberi, ma finché non c’è intervento diretto noi siamo liberi di determinarci come vogliamo.
Proporrei anche questa analogia: il libero arbitrio sta all’agire libero, come la muscolatura sta al sollevare pesi. La libertà è uno status dell’uomo, è una prerogativa, una proprietà del suo essere e della sua natura. L’uomo è libero, non perché sceglie, ma sceglie perché è libero. Dunque anche senza scegliere può sentirsi o no libero. Questo è visibile per esempio negli stati dittatoriali: supponiamo che un uomo alla fine farebbe le stesse cose anche se vi fosse una democrazia, ma per il solo fatto che potrebbe fare altrimenti (anche se non lo sceglierebbe mai) e il regime non glielo permette, si sente oppresso. L’uomo in altri termini è libero anche se non dovesse mai scegliere nulla, come una muscolatura è vigorosa anche se non dovesse mai sollevare un peso. Nei rapporti con Dio questo ci chiarisce che sebbene Dio sappia che cosa avviene nella vita di ciascuno, ciò non altera alcun rapporto: sapere non è intervenire. Così l’uomo rimane libero perché naturalmente è capace di libertà.
San Tommaso dice: «Radix libertatis est voluntas sicut subiectum, sed sicut causa est ratio – la radice della libertà è la volontà come luogo, ma come causa è la ragione». La distinzione tra soggetto libero ed esercizio della libertà permette di capire che sebbene Dio conosca le nostre intenzioni e le conclusioni a cui porteranno, tuttavia la responsabilità di questo percorso vitale è solo nostra, perché il senso della vita che da quelle intenzioni scaturirà è una nostra deliberazione che Dio rispetta, e lo dimostra il fatto che si può scegliere di andare contro Dio. Anche questo Dio sa e se la sua conoscenza fosse costrittiva, come suppone la domanda del lettore, non lo potrebbe permettere, perché Dio non può fare il male e tanto meno contro se stesso.
Così fare il male paradossalmente rivela la libertà umana di fronte a qualsiasi conoscenza, desiderio e – oserei dire – progetto che di Dio possa avere su di noi. Infatti Dio ci ha creati per amarlo, e non lo abbiamo fatto; si è incarnato e non lo abbiamo accolto; è morto per noi e siamo noi ad averlo ucciso. E credo che Dio sapesse di tutto ciò, come lascia intendere Gesù nei vangeli. Mi sembra che questi episodi esplicitino bene quanto l’uomo possa essere libero di fronte a Dio, nonostante il salmo dica che ci conosce fin da quando eravano tessuti nel seno della madre e i nostri giorni erano scritti prima che ancor uno fosse percorso. E il motivo di questa libertà sta nella «causa» che è la ratio-ragione, la quale è anche il luogo del libero arbitrio, dove ciascuno di noi spazia nell’essere e nel non-essere, e in questo spazio ogni individuo umano arbitrariamente trae il senso e le determinazioni della sua vita. Lì non c’è Dio che possa intervenire, perché sarebbe l’annullamento dell’essere umano.