Perché la Comunione si fa in piedi e non più in ginocchio alla balaustra?
Vorrei porre al teologo questa domanda: perché è stata tolta la balaustra per servire la Comunione dall’altare? Tempo fa avendo occasione di esaminare i Documenti Conciliari relativi alla sistemazione dell’altare non ho notato alcuna indicazione relativa alla balaustra. Mi sbaglio?
Attualmente si riceve la Comunione in fila da ritti. Sembra di essere alla mensa dei poveri; mi ricorda la fila epr ricevere un po’ di minestra dall’ECA, l’ente comunale di assistenza, subito dopo la guerra. Le balaustre di una volta erano come una tavola imbandita, con le tovaglie ricamate, e il fedele si inginocchiava, a mani giunte e riceveva la Comunione dai ministri dell’Eucaristia accompagnati dai chierichetti, che porgevano il piattino.
Antonio Tullio
La nota pastorale della Commissione Episcopale per la Liturgia della CEI circa “L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica” del 1996, parlando degli adattamenti da apportare all’interno dell’aula liturgica per favorire la partecipazione dei fedeli, al n° 16 dice: «Il progetto di adeguamento del presbiterio ha un duplice scopo: consentire un agevole svolgimento dei riti e mettere in evidenza i tre “luoghi” eminenti del presbiterio stesso che sono l’altare, l’ambone e la sede del presidente Poiché l’adeguamento liturgico del presbiterio può incontrare ostacolo nella presenza delle balaustre, non deve essere esclusa, soprattutto per le chiese parrocchiali, l’eventualità o la necessità della loro rimozione».
Non si tratta quindi di abolire questi elementi architettonici, spesso di grande valore artistico, quanto di valutare l’eventualità della loro rimozione – conservandoli con cura – nel caso in cui si possa favorire una migliore disposizione degli spazi celebrativi e garantire una più feconda partecipazione dei fedeli.
In ogni caso, che ci siano o meno le balaustre, la comunione si può ricevere sia stando in piedi, sia stando in ginocchio (cfr OGMR n°160) ed è ancora possibile utilizzare il “piattino” per raccogliere gli eventuali frammenti.
Concludo con alcuni passi di una bella preghiera di san Tommaso d’Aquino: «Onnipotente, eterno Iddio, mi accosto al sacramento dell’unigenito Figlio tuo come l’infermo al medico che gli ridona la vita, come l’immondo alla fonte della misericordia, come il cieco alla luce dello splendore eterno, come il povero e il bisognoso al Signore del cielo e della terra ». Pur capendo il senso delle sue parole, non le nascondo un pizzico di orgoglio nel considerarmi un povero accolto alla mensa del Signore (e ne sono onorato sia verso i poveri, sia verso Dio!).