Dossier

Maremma, il fascino della Terra del tufo

La dura e bella terra di Maremma offre degli itinerari archeologici di grandissimo fascino, a partire dallo stesso capoluogo e dal suo Museo Archeologico e d’Arte della Maremma unito a quello d’arte sacra della Diocesi di Grosseto in una sorta di «museo nel museo». La fondazione e la donazione del museo alla comunità di Grosseto sono legate alla figura del canonico Giovanni Chelli (Siena 1809 – Grosseto 1869) la cui collezione è ospitata nella prima sezione e il cui nucleo più consistente è formato da urne cinerarie etrusche di età ellenistica provenienti da Volterra e da Chiusi. Di rilievo è la ciotola di bucchero con alfabeto etrusco graffito del VI secolo a.C. segnalata nel Museo fino dal 1875, ma purtroppo di provenienza incerta (Roselle o Etruria meridionale). E proprio l’esposizione dedicata a Roselle (nella seconda sezione) ha un ruolo centrale nell’allestimento del Museo di Grosseto. Il racconto ordinato cronologicamente della storia della città fa emergere la fisionomia di Roselle attraverso la successione e la sovrapposizione, nei vari periodi storici, di città diverse per urbanistica, economia, consuetudini.

La Sezione 3 è dedicata all’Archeologia della Maremma (la provincia di Grosseto con l’esclusione della città di Roselle) dalla preistoria alla tarda antichità. A una prima grande sala che ospita la documentazione disponibile dal Paleolitico all’età del Ferro, segue l’esposizione del periodo Orientalizzante, incentrata in massima parte sui siti di Vetulonia e Marsiliana che hanno restituito corredi di particolare ricchezza. Dopo la sezione 4 dedicata all’arte sacra, la quinta ospita l’Archeologia medievale in Maremma e storia di Grosseto.

In questo periodo il museo è aperto (escluso il lunedì) dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20 (per informazioni: tel. 0564/488750, 751, 752, 754; fax 0564/488753; e-mail: maam@gol.grosseto.it).

A 10 chilometri a nord-est di Grosseto, sulla statale in direzione di Siena si trova Roselle, città etrusca, romana e medievale, con gli scavi aperti al pubblico dalle 8.30 al tramonto tutti i giorni (per informazioni: tel.0564/402403).Fondata nel VII secolo a.C., piuttosto in ritardo rispetto alle altre città etrusche, Roselle si sviluppò soprattutto a partire dal VI. Questa improvvisa crescita va forse vista in contrapposizione a Vetulonia, localizzata in posizione speculare, sulle colline retrostanti la sponda opposta dell’antica laguna che occupava la pianura di Grosseto.

Da Roselle, risalendo verso nord-ovest si arriva a Vetulonia, città etrusca, abitata anche in età romana e sede di un castello medievale. Gli scavi della città e della necropoli di Vetulonia, nel territorio comunale di Castiglione della Pescaia, sono accessibili tutto il giorno. Il Museo, recentemente restaurato, è all’interno del paese in Piazza Vetluna (per informazioni tel. 0564/948058, 927432).

Le prime attestazioni di insediamenti nell’area di Vetulonia risalgono all’età del Ferro (IX secolo a.C.), quando sulle alture circostanti l’attuale Vetulonia si stanziarono due gruppi probabilmente legati a due distinti villaggi villanoviani. Le tombe a pozzetto che occupano i siti delle alture chiamate Poggio alla Guardia, Poggio alle Birbe, Poggio al Bello e Costa delle Dupiane sono probabilmente riferibili al primo villaggio, mentre la necropoli di Colle Baroncio può essere attribuita al secondo.

Da Vetulonia a Castiglion della Pescaia, lungo la bellissima pineta del Tombolo, si può scendere di nuovo a sud, verso Marina di Grosseto, il Parco dell’Uccellina, fino alla zona tra Talamone e l’antica Cosa, paesaggio archeologico di grande interesse. L’itinerario può far tappa ad Orbetello (città d’origine etrusca, che ospita presso l’ex Caserma Umberto I «Il Frontone del Tempio di Talamone») e poi proseguire per Porto Santo Stefano. Quindi risalire a Magliano in Toscana, con il suo Centro di documentazione archeologica e la necropoli. E poi Scansano, con il nuovissimo Museo archeologico, per approdare nell’Etruruia tufacea, un lembo di Toscana dalla bellezza speciale.

Il Parco archeologico Città del Tufo comprende le necropoli di Sovana, i complessi rupestri di San Rocco e Vitozza, il Centro di Documentazione di Sovana e il Museo Medievale della Fortezza Orsini di Sorano (per informazioni: tel. 0564/614074; fax 0564/617924; oppure arethusa.parcotufo@katamail.com).

La prima occupazione del pianoro tufaceo di Sovana risale all’età del Bronzo Medio e Finale (XVI-X secolo a.C.), come accade anche a Poggio Buco e a Pitigliano. L’area venne poi abbandonata nel periodo villanoviano (IX-VIII secolo a.C.), per essere rioccupata solo all’inizio del VII.

Le necropoli si estendono fin dall’inizio su una vasta area corrispondente alle località Valle Bona, Monte Rosello, Folonia, Pian delle Colonnette, Sopraripa, San Sebastiano, Costa della Madonna, Poggio Grezzano, Poggio Felceto, Poggio Stanziale.

Tra le tombe la più bella è senza dubbio la Tomba Ildebranda che risale alla prima metà del III secolo a.C., ma sono presenti anche tombe più antiche, fino al VII secolo a.C.

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