Dossier
Prato e le nuove scoperte dell’area di Gonfienti
Durante la costruzione delle infrastrutture dell’Interporto della Toscana centrale, in una località vicina alla Chiesa di San Martino di Gonfienti e al confine sud di Pizzidimonte, nell’ area pianeggiante del comune di Prato, al confine con Campi Bisenzio e Calenzano, sono apparse tracce inequivocabili di ciottoli fluviali relativi a muretti a secco e frammenti di ceramiche segno di una presenza di un impianto urbano etrusco a maglia ortogonale riferibile probabilmente ad un insediamento abitato di epoca arcaica, di notevoli dimensioni, nove ettari circa. Questa scoperta messa a segno è sicuramente un nuovo ed importante tassello che porterà a rivedere i rapporti e gli scambi commerciali e culturali tra l’Etruria e le zone a cavallo e oltre l’Appennino toscoemiliano.
Il tumulo C presenta un altare-terrazza per le cerimonie funebri, una struttura simile a quella del Tumulo di Montefortini, e all’interno una camera simile ad una tomba a tumulo della necropoli e a quella dei Boschetti a Comeana. Al centro osserviamo un pilastro monolitico di sostegno che sostiene la copertura. Il tumulo B conserva al suo interno una camera rettangolare con pilastro centrale, preceduta da un corridoio con scale. Il complesso si può collocare cronologicamente tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII secolo a.C.
Presso il cimitero di Comeana osserviamo il Tumulo dei Boschetti, con camera realizzata mediante pesanti lastroni, il tutto ricoperto dal tumulo di terra e databile alla prima metà del VII a.C.
Il tumulo di Montefortini (nella foto a sinistra), databile al VII sec. a.C., è riconoscibile dal diametro che misura 60 metri e presenta all’esterno un grande tamburo realizzato mediante blocchi di pietra arenaria su cui si appoggia la terrazza-altare. Due sono le tombe presenti all’interno, di cui la più antica è collocata al centro e provvista di corridoio e camera a tholos con pilastro centrale.
Ricchissimo è il corredo recuperato ed esposto nel Museo di Artimino che presentava oltre duecento oggetti lavorati in avorio. La più recente, datata all’ultimo quarto del VII sec. a. C., presenta un lungo corridoio scoperto che immette nella camera sepolcrale a pianta rettangolare. Il vestibolo è preceduto da un enorme architrave monolitico come quello che dà accesso alla camera quadrangolare.