Dossier

Prato e le nuove scoperte dell’area di Gonfienti

Durante la costruzione delle infrastrutture dell’Interporto della Toscana centrale, in una località vicina alla Chiesa di San Martino di Gonfienti e al confine sud di Pizzidimonte, nell’ area pianeggiante del comune di Prato, al confine con Campi Bisenzio e Calenzano, sono apparse tracce inequivocabili di ciottoli fluviali relativi a muretti a secco e frammenti di ceramiche segno di una presenza di un impianto urbano etrusco a maglia ortogonale riferibile probabilmente ad un insediamento abitato di epoca arcaica, di notevoli dimensioni, nove ettari circa. Questa scoperta messa a segno è sicuramente un nuovo ed importante tassello che porterà a rivedere i rapporti e gli scambi commerciali e culturali tra l’Etruria e le zone a cavallo e oltre l’Appennino toscoemiliano.

In località Figline, lungo la via Vecchia Cantagallo, presso il Museo della Pieve romanica di San Pietro dedicato ai beni culturali ecclesiastici è annesso un gruppo di materiali archeologici di epoca medievale. L’insediamento etrusco dell’antica Artimino era ubicato sulla zona alta del colle dove alla fine del XVI secolo venne costruita per Ferdinando I la villa medicea «La Ferdinanda». Le cantine oggi ospitano il museo e raccolgono i materiali provenienti dall’area abitata e dall’area sacra presso la Paggeria medicea. Uno spazio a parte occupano i ricchi reperti dei corredi provenienti dai tre tumuli del VII sec.a.C. della necropoli di Prato Rosello, dal tumulo dei Boschetti a Comeana del VII sec a.C., dal tumulo di Montefortini I sempre dello stesso periodo.Sono esposti anche stele di arenaria utilizzate come cippi funerari, urne e altri materiali tra cui una collezione di ceramiche medievali provenienti da Bacchereto.Lungo il versante del colle che scende verso il corso del fiume Arno si sviluppa la necropoli di Prato Rosello con diverse sepolture e alcune tombe a pozzo e altre a tumulo di cui due presentano un particolare interesse per l’architettura etrusca.

Il tumulo C presenta un altare-terrazza per le cerimonie funebri, una struttura simile a quella del Tumulo di Montefortini, e all’interno una camera simile ad una tomba a tumulo della necropoli e a quella dei Boschetti a Comeana. Al centro osserviamo un pilastro monolitico di sostegno che sostiene la copertura. Il tumulo B conserva al suo interno una camera rettangolare con pilastro centrale, preceduta da un corridoio con scale. Il complesso si può collocare cronologicamente tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII secolo a.C.

Presso il cimitero di Comeana osserviamo il Tumulo dei Boschetti, con camera realizzata mediante pesanti lastroni, il tutto ricoperto dal tumulo di terra e databile alla prima metà del VII a.C.

Il tumulo di Montefortini (nella foto a sinistra), databile al VII sec. a.C., è riconoscibile dal diametro che misura 60 metri e presenta all’esterno un grande tamburo realizzato mediante blocchi di pietra arenaria su cui si appoggia la terrazza-altare. Due sono le tombe presenti all’interno, di cui la più antica è collocata al centro e provvista di corridoio e camera a tholos con pilastro centrale.

Ricchissimo è il corredo recuperato ed esposto nel Museo di Artimino che presentava oltre duecento oggetti lavorati in avorio. La più recente, datata all’ultimo quarto del VII sec. a. C., presenta un lungo corridoio scoperto che immette nella camera sepolcrale a pianta rettangolare. Il vestibolo è preceduto da un enorme architrave monolitico come quello che dà accesso alla camera quadrangolare.

• A spasso sulle orme degli antenati• Pisa e Volterra, giacimenti di «ricordi»• Tra le Apuane e la Lunigiana alla «ricerca» delle Statue-Stele• La costa, prezioso scrigno da scoprire• Lucchesia e Garfagnana dall’anfiteatro alle terme• I Parchi della Val di Cornia• Da Populonia a San Silvestro sulle vie del ferro e dei minerali• Maremma, il fascino della Terra del tufo• Pistoia, origini e storia urbana• Mugello e Val di Sieve: Poggio a Frascole val bene una visita• Siena e dintorni: crete, valli e città in un ambiente da sogno• Arezzo e i «meloni» in quel di Cortona