Dossier
Ambiente, tutta questione di educazione
Una scelta strategica chiaramente motivata dall’assessore regionale all’ambiente Tommaso Franci, in occasione del convegno che, lo scorso luglio, fece il punto sull’attuazione della programmazione toscana nel settore. «L’educazione ambientale sostenne è la vera educazione civica di questi anni, perché è sempre più indispensabile sviluppare nella comunità, a partire dai suoi appartenenti più giovani, una coscienza ecologica».
I risultati della prima esperienza sono stati incoraggianti e hanno tra l’altro testimoniato il forte interesse per questo tipo di iniziative. I progetti presentati sono stati in tutto 335, 178 dei quali approvati e finanziati. Oltre alle risorse stanziate dalla Regione, che lo scorso anno decise di raddoppiare l’originario apporto ministeriale di 600 mila euro, ne erano state attivate altre da parte delle amministrazioni provinciali e degli stessi proponenti dei progetti, per un investimento totale di un milione e 900 mila euro. Per quest’anno lo stanziamento globale attivato raggiunge già quasi il milione di euro.
Ma si fa presto a dire educazione ambientale. Non ci sono solo i soggiorni per studenti nei parchi o comunque a contatto con la natura: ugualmente importante, se non di più, appare infatti l’apprendimento di un corretto rapporto con l’ambiente inteso come tutto ciò che materialmente ci circonda nella vita di tutti i giorni. Come ha avuto infatti modo di dire nel convegno di luglio l’assessore regionale all’istruzione, formazione e lavoro Paolo Benesperi (coinvolto nell’iniziativa al pari del suo collega all’ambiente), «la chiave di tutte le iniziative sarà l’educazione alla sostenibilità, un tema che passa trasversalmente tutti i settori e coinvolge anche l’economia e il sociale». Non a caso, tra i progetti approvati e finanziati lo scorso anno, abbondavano quelli dedicati all’acqua e al riciclaggio dei rifiuti e non mancavano i temi del risparmio energetico, dell’ecologia urbana, dell’educazione al consumo e a una corretta alimentazione.
C’è poi una filosofia più complessiva che va al di là degli stessi bandi indirizzati alle scuole, anche se non necessariamente solo a loro. La scommessa dell’educazione ambientale si basa infatti su un’idea di educazione permanente che investe tutti i settori, dai singoli cittadini allo stesso mondo delle imprese. Un’occasione per incontrare capillarmente la gente sarà ad esempio rappresentata dal progetto regionale «Ecobus: la Toscana per l’ambiente» che dal 28 ottobre porterà in giro per la Toscana il suo messaggio ecologico affidato a nove terminali situati al suo interno. La partenzà avverrà da Portoferraio in coincidenza con la conferenza straordinaria dell’ambiente marino e costiero in programma fino al 30 dello stesso mese all’Elba. Per quanto riguarda invece le imprese, Sergio Ventrella, responsabile di comunicazione ed aducazione ambientale del Dipartimento politiche ambientali e territoriali della Regione, ci ricorda tra l’altro di aver preso parte all’accordo per la chiusura dello scarico di Rosignano Solvay che è all’origine del fenomeno delle «spiagge bianche», per un percorso di «ecoefficienza».
Ogni iniziativa per la diffusione della raccolta differenziata e del riciclaggio dei rifiuti sarebbe infatti a lungo andare di per sé insufficiente se non si cominciasse a incidere a monte, cercando di far evitare sempre più sprechi e abitudini scorrette dal punto di vista ecologico. Non a caso, a questo tema dedica particolare attenzione il Praa, ovvero il Piano regionale di azione ambientale per il 2004-2006, a partire dal concetto di sostenibilità legato alla cosiddetta «impronta ecologica». Secondo questo particolare indicatore definibile come «l’area di terra produttiva e di mare necessaria a sostenere i nostri consumi di materie prime e di energia e ad assorbire i nostri rifiuti» la Toscana non sarebbe di per sé assolutamente autosufficiente, potendo sostenere con gli attuali standard di vita solo circa la metà della sua popolazione attuale.
Accanto alle «aree di azione prioritaria» e ai «macrobiettivi» vi sono presentate le 24 «zone di criticità ambientale» individuate nel territorio regionale con tanto di obiettivi e relative azioni per il loro conseguimento. «Vogliamo che il Praa afferma Paolo Rosati, dirigente del Dipartimento sia il patto che lega i soggetti attuatori dell’educazione ambientale, attraverso l’adesione alle sue stesse politiche, in tutte le fasi». Sarà così possibile portare avanti una strategia capace di generare, grazie anche ad opportune iniziative di comunicazione, una sempre maggiore condivisione e corresponsabilità su queste tematiche.
Intanto, anche a livello nazionale la Toscana sembra acquisire in questo settore un ruolo di rilievo sempre maggiore. Oltre ad essere regione capofila del progetto ministeriale per gli indicatori di qualità sull’educazione ambientale, si è candidata ad ospitare la seconda conferenza nazionale in materia. Dovrebbe tenersi a Lucca nel marzo 2005, anche se tutto è ancora da confermare.
Nel 2001, il ministero dell’Ambiente finanziò poco più di 600 mila euro per ogni Regione o Provincia autonoma, indipendentemente dalla sua grandezza, per atti di programma biennali. Ad aderire furono in 19; si ritirarono invece la Valle d’Aosta e la Provincia di Bolzano.
E se la campagna è un’ottima palestra per imparare un corretto rapporto con l’ambiente, i parchi naturali non sono da meno. In Toscana, fortunatamente, c’è l’imbarazzo della scelta. Il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi propone ad esempio come punto di riferimento un centro di educazione ambientale situato a Serravalle di Bibbiena, realizzato in un ex scuola elementare e dotato di un laboratorio multimediale, un laboratorio creativo e anche di una camera oscura. Dall’altra parte della regione, nei «monti del marmo», c’è addirittura l’imbarazzo della scelta: non a caso, il Parco regionale delle Alpi Apuane ha fatto dell’educazione ambientale una delle sue priorità e, oltre alla divulgazione di materiale didattico tra cui un prezioso «manuale dell’ambiente» con le 10 «regole verdi» che tutti siamo tenuti a seguire, propone una nutrita serie di iniziative, tra cui numerose escursioni della durata di due o tre giorni, con pernottamento nei rifugi della zona («Del Freo», «Rossi», «Forte dei Marmi», Alpe di Sant’Antonio) o presso il Centro residenziale di educazione ambientale di Legambiente situato a Vinca, sul versante lunigianese della catena. Le guide del Parco, poi, sono sempre a disposizione per altre escursioni, incontri e lezioni, a cifre decisamente abbordabili. E per dare l’immagine di cosa sia un’esperienza di educazione ambientale nei parchi, la Regione ha addirittura realizzato un manifesto dal titolo «A piedi nel Parco e dintorni» sulla base di due soggiorni settimanali dell’estate 2003 svoltisi a Stazzema e Fivizzano nell’ambito del progetto «Mare, costa e dintorni».