Dossier

La domenica degli italiani

Conti: «una giornata per ritrovare se stessi»DI LORELLA PELLISTutto casa e famiglia. È l’identikit di Carlo Conti versione domenicale. «Per me – dice il conduttore fiorentino, impegnato il martedì sera nei “Raccomandati” su RaiUno – la domenica è il giorno da dedicare al riposo, al relax completo, alle chiacchiere in famiglia, agli amici. Mi piace definire la domenica – continua Conti che il 10 dicembre vedremo in “50 Canzonissime Sanremo” sempre sulla prima rete Rai – anche il giorno del dolce-far-niente. Siamo talmente presi tutta la settimana che credo sia giusto almeno un giorno staccare la spina per dedicarci agli affetti: magari anche nei confronti di se stessi. In fondo volersi un po’ di bene non guasta!».

Carlo, tu che sei stato anche conduttore di «Domenica in», pensi che la televisione sia una protagonista delle domeniche degli italiani?

«La tv la domenica fa da sottofondo a quello che si vive a casa, riempie ma non impegna. È una tv che si guarda mentre si sta in famiglia, mentre si gioca, mentre si chiacchiera. Una cosa da vivere con disimpegno».

Non approfitti mai la domenica per andare in qualche centro commerciale?

«I centri commerciali sono una cosa molto stancante, nonostante i mega parcheggi. Facciamo fatica tutta la settimana a trovare un posto per la macchina e dobbiamo rischiare di avere lo stesso problema anche la domenica? Meglio stare in casa, magari a dormire o in compagnia di qualche bel film».

Quindi riposo del corpo e della mente…

«Senza dubbio. Riposo del corpo, dell’anima, della mente e dello spirito. E intendo trovare il tempo per la spiritualità, per pensare, per quelle riflessioni che durante la settimana uno non ha il tempo di fare, per ritrovare se stessi».

Carlo, domenica vuol dire anche…

«Seguire la squadra del cuore. Sono contrario a tutti questi anticipi e posticipi. A me piaceva quando tutte le squadre giocavano la domenica. Anche a costo di sentirsi dire: “Perché, perché, la domenica mi lasci sempre sola, per andare a vedere la partita …».

Mozione del Consiglio regionale: Ridurre le occasioni di lavoro nei giorni festiviIl lavoro festivo deve essere effettuato solo per comprovate necessità tecniche, per rilevanti esigenze di servizio alla collettività oppure per ragioni di significativa utilità pubblica. È il senso della mozione, presentata dai consiglieri dell’Udc Marco Carraresi e Franco Banchi e approvata all’unanimità dal Consiglio regionale della Toscana mercoledì 24 novembre.

Nell’illustrare tale mozione, che impegna l’intera Amministrazione regionale, Marco Carraresi ha ricordato che i giorni festivi rappresentano un insostituibile spazio di libertà e di coesione sociale, nel quale i cittadini hanno la possibilità di coltivare le relazioni sociali e il senso di appartenenza alla comunità civile; pertanto è sempre più importante cercare di limitare le occasioni di lavoro nei giorni festivi.

La consigliera Ambra Giorgi (Ds), ha quindi proposto di parlare di lavoro festivo e non solo domenicale. È necessario rispettare tutte le culture e tutte le religioni – ha detto – e soprattutto le grandi festività laiche della Repubblica. È utile mettere degli argini alla moda dilagante di apertura dei negozi in tutti i giorni dell’anno. È inoltre necessario individuare un punto di equilibrio fra diritti dei cittadini/consumatori e diritti dei cittadini/lavoratori tenendo presente che spesso le aperture dei negozi richiedono il sacrificio di tanti giovani lavoratori».

La proposta: festa anche il triduo di PasquaPerché non prevedere la possibilità di rendere festivo anche il Triduo pasquale? La proposta fu lanciata ufficialmente due anni fa dal vescovo di Prato, Gastone Simoni, durante un seminario di studio organizzato dalla diocesi laniera e dedicato al tema «domenica e società». Il documento conclusivo (scaricabile dal sito www.prato.chiesacattolica.it ) afferma: «Ricordando che la Domenica è la “Pasqua della settimana”, viene spontaneo richiamare il valore tutto speciale della Pasqua annuale, la quale consiste non solo nella Domenica di Resurrezione, bensì nell’intero Triduo pasquale». L’invito si può meglio comprendere considerando il fatto che per un paradosso della tradizione il venerdì santo è festa civile in tredici paesi europei (tra cui diversi protestanti) e non in Italia. Mons. Simoni, tra l’altro, più volte ha invitato i cristiani della sua diocesi a chiedere un permesso dal lavoro per poter partecipare alla messa in «Cena domini» e all’azione liturgica del venerdì santo.

Domenica, tanta voglia d’incontrarsi e di stare insieme

La domenica degli italiani. La ricerca del Censis

Senza la domenica non possiamo vivere. La lettera dei Vescovi italiani

Mostra tabella su partecipazione alla Messa