Dossier

Pace, giovani, ecumenismo tutto intorno all’Eucaristia

La Giornata Missionaria Mondiale; la prima canonizzazione ad opera di Benedetto XVI; la conclusione del Sinodo e dell’Anno dedicato all’eucaristia: tutti questi eventi si sono intrecciati nella messa solenne presieduta nella mattina di domenica 23 ottobre dal papa sul sagrato della basilica di san Pietro.

Alla presenza di diverse decine di migliaia di persone, Benedetto XVI ha canonizzato il vescovo polacco Jozef Bilczewski (1860-1923); il sacerdote italiano Gaetano Catanoso (1879-1963), fondatore della Congregazione delle suore Veroniche del Volto Santo; il sacerdote polacco Zygmund Gorazdowski (1845-1920), fondatore della congregazione delle suore di San Giuseppe; il gesuita cileno Alberto Hurtado Cruchaga (1901-1952); Felice Da Nicosia (1715-1787), religioso italiano dei frati minori cappuccini.

Di tutti loro Benedetto XVI ha mostrato la profonda spiritualità eucaristica, da cui hanno tratto energia per l’amore alle persone, soprattutto ai poveri, agli ammalati, ma anche intelligenza per creare opere sociali, culturali ed educative “così da diventare modello a tutti i credenti”.

I nuovi santi sono esempi concreti di quanto il Sinodo ha voluto celebrare: “La contemplazione dell’Eucaristia deve spingere tutti i membri della Chiesa, in primo luogo i sacerdoti, ministri dell’Eucaristia, a ravvivare il loro impegno di fedeltà”, il celibato per i sacerdoti; l’unità fra “la fede e la vita” per i laici, “nella missione di animazione cristiana del mondo”.

Nel parlare del Sinodo, il papa ha ricordato il grande dolore per l’assenza dei 4 vescovi cinesi da lui invitati. Non appena Benedetto XVI ha accennato a loro, trutto il pubblico e i vescovi hanno applaudito con calore. “Voglio assicurare a tutti i Presuli cinesi – ha detto il papa – che siamo vicini con la preghiera a loro e ai loro sacerdoti e fedeli. Il sofferto cammino delle comunità, affidate alla loro cura pastorale, è presente nel nostro cuore: esso non rimarrà senza frutto, perché è una partecipazione al Mistero pasquale, a gloria del Padre”.

Nel ricordare la Giornata Missionaria Mondiale, Benedetto XVI ha sottolineato il nesso fra missione ed Eucaristia. Egli ha citato “i missionari [che] annunciano e testimoniano il Vangelo, talvolta anche con il sacrificio della vita”; ma ha anche messo in luce che “il dono” dell’Eucaristia “spinge” ogni cristiano “ad essere ‘pane spezzato’ per gli altri, a impegnarsi per un mondo più giusto e fraterno”. (Fonte: Asianews)

Pace, giovani, ecumenismo tutto intorno all’EucaristiaL’Eucaristia come mistero centrale della fede cristiana, da insegnare, da proporre ai ragazzi e ai giovani, da incarnare nelle famiglie, da comunicare al mondo: sono alcune delle prospettive del Sinodo dei Vescovi in corso in Vaticano, che si concluderà il 23 ottobre. Giovani e famigliaUno dei temi più trattati è stato quello dei giovani. Ne ha parlato il card. Ruini, presidente della Cei, che ha fatto riferimento all’esperienza della Giornata mondiale della gioventù di Colonia. L’adorazione, ha detto, non è una pratica religiosa di altri tempi. Anzi, è in atto una riscoperta di essa, soprattutto da parte dei giovani: «Nel tempo prolungato e nel silenzio dell’Adorazione le persone sembrano trovare una migliore opportunità di rapporto personale con Cristo e con il Padre». L’educazione cristiana e l’«inculturazione» sono stati al centro dell’attenzione anche di mons. Malzaire, vescovo di Roseua (Repubblica Dominicana), secondo cui «la formazione dottrinale e spirituale degli adulti deriva soprattutto dalle omelie domenicali». «La nostra Chiesa sarebbe più ricca se potessimo invitare i cattolici impegnati, attualmente esclusi dall’Eucaristia, a ritornare alla mensa del Signore». Lo ha detto mons. Dew, arcivescovo di Wellington (Nuova Zelanda) pensando ai divorziati e ai «cattolici sposati con persone battezzate in altre fedi cristiane». «Come vescovi – ha detto – abbiamo il dovere pastorale e un obbligo davanti a Dio di discutere e parlare delle difficoltà che pesano su molte persone». Pace e giustiziaIl mondo con i suoi problemi di ingiustizie sociali, sfruttamento, violazioni dei diritti umani, guerre, terrorismi e sforzi per la pace è presente anche al Sinodo dei vescovi. Alcuni padri sinodali hanno raccontato situazioni poco note e trascurate dai media e il lavoro sotterraneo delle Chiese per la pace. In Irlanda, come ha spiegato mons. Brady, arcivescovo di Armagh, la liturgia della Parola e l’omelia hanno contribuito a «trasformare atteggiamenti di collera, vendetta e ritorsione in azioni di riconciliazione, perdono e guarigione».

Una testimonianza sull’importanza dell’Eucaristia nei momenti di conflitto è arrivata anche dal Burundi: «Le celebrazioni eucaristiche – ha raccontato mons. Banshimiyubusa, vescovo di Ngozi – sono rimaste i luoghi privilegiati dove le persone di diverse etnie potevano incontrarsi per pregare la loro riconciliazione».

In tema di diritto alla libertà religiosa mons. Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba, ha denunciato il problema dei molti cristiani dell’Eritrea e dell’Etiopia che vivono e lavorano, da emigranti, nei Paesi musulmani: «Prima di emigrare sono costretti a cambiare il nome cristiano in un nome musulmano. In particolare le donne sono costrette a vestire secondo i costumi musulmani. Una volta giunti a destinazione, vengono tolti loro i passaporti e fatti oggetto di ogni tipo di abuso ed oppressione. In questa situazione, molti sono costretti a farsi musulmani».

L’ecumenismoOspitalità eucaristica, rispetto per la molteplicità delle tradizioni liturgiche, chiarezza nella terminologia. Sono alcuni degli spunti sottolineati dai vescovi durante i loro interventi in aula.

È stato mons. Mudry, (Ucraina) a proporre ai padri sinodali la questione della partecipazione dei non-cattolici al sacramento dell’Eucaristia. «L’Eucaristia – ha detto – non solo esprime l’unità della Chiesa, ma la produce. In quanto elemento costitutivo dell’unità, non può venir dopo; ma deve essere accolto come momento chiave per rendere pratiche le nostre aspirazioni ecumeniche». È stato poi il card. Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, a chiarire meglio i termini della questione dell’ospitalità eucaristica, ricordando quanto aveva scritto in merito Giovanni Paolo II. Secondo Papa Wojtyla, non si trattava di «una pura concessione o eccezione, ma di una possibilità positivamente fondata nella concezione cristiana della persona umana, cioè nell’unicità di ogni persona e nell’unicità di ogni situazione di salvezza». È dunque proprio sulla base dell’unicità della persona umana che si fondano i 4 criteri per ammettere un non-cattolico all’Eucaristia: «Un grave motivo, la richiesta spontanea, buona disposizione e manifestazione della fede cattolica circa il Sacramento».

Anche per il dialogo ecumenico, è importante affermare «con insistenza che Gesù Cristo è realmente presente nel Sacramento dell’Eucaristia» e che «la presenza permanente e sostanziale del Signore nel sacramento non è tipologica o metaforica». Lo ha detto mons. Fecteau, vescovo di Pocatière (Canada), secondo il quale «sarebbe opportuno chiedere a degli specialisti di sviluppare un linguaggio teologico più consono per la catechesi di questo grande mistero».

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