Dossier
Colletta alimentare, un miracolo che si rinnova
Per il nono anno consecutivo la Fondazione Banco Alimentare Onlus organizza in tutta Italia la Giornata della Colletta Alimentare, invitando i clienti dei supermercati a riempire, sabato 26 novembre, la busta per la spesa della solidarietà consegnata loro dai volontari (circa centomila in tutto il Paese). Il suggerimento è di acquistare olio, omogeneizzati e altri prodotti per l’infanzia, tonno e carne in scatola, pelati e legumi. All’iniziativa aderiscono le maggiori catene della grande distribuzione.
E’ stato un incontro per la verità vissuto con la routine che certi gesti di solidarietà rischiano di assumere, specie quando si compiono con un atto quasi meccanico (aggiungere qualche prodotto nel carrello della spesa) che non intacca ciò che più difficilmente siamo disposti a offrire: la condivisione del tempo, l’impegno in prima persona, il rischio di fallire.
Il gesto comunque era stato spontaneo: una piccola parte della nostra spesa era finita nel sacchetto giallo ritirato all’ingresso del negozio, e per i nostri tre figli era stato quasi un gioco ricercare tra gli scaffali i prodotti per il Banco Alimentare.
Rientrando a casa dal supermercato ci chiedevamo della provenienza dei volontari, che per noi risultavano facce nuove. A quel punto uno dei bambini butta là una frase, a mezzo tra una domanda e un’esortazione, un’uscita estemporanea che rimane lì sospesa e poi svanisce, senza una replica: “Allora il prossimo anno qui possiamo farlo anche noi”.
Come la tessera di un puzzle che riaffiora da un cumulo di giocattoli e ti permette di completare un quadro di cui avevi perso ormai memoria, così quella frase, a distanza di quasi un anno, mi risaltava fuori dalla mente, ora un po’ più perentoria, a completare di significati nuovi quel nostro gesto della Colletta precedente.
Abbiamo costituito così in gruppo di oltre quaranta persone, animate dal desiderio non solo di fare la spesa della solidarietà, ma anche di collaborare attivamente all’organizzazione e allo svolgimento della Colletta presso quel supermercato che vede gran parte di noi, tutto l’anno, in veste di clienti abituali. Probabilmente la nostra provenienza locale e il contributo degli Scout Agesci, della Misericordia e delle Acli ha rafforzato nelle persone che abbiamo avvicinato il senso di affidabilità, di cui diffusamente il Banco Alimentare gode.
Senza dubbio abbiamo riscontrato in ciascuna persona che ha offerto la spesa della solidarietà il senso profondo della condivisione, forse più evidente nei bambini e nelle persone mature.
Difficilmente dimenticherò quella coppia di mezza età che è uscita dal supermercato col carrello pieno, sinceramente dispiaciuta per aver dimenticato di comprare per la nostra raccolta. Non potendo lasciare un’offerta in denaro, perché lo spirito della Colletta non lo prevede, i due sono tornati a casa, per poi ricomparirci di nuovo davanti dopo un po’ con due sacchetti gialli pieni: la signora si era fatta il secondo giro di fila alla cassa in meno di un’ora perché non voleva che alla Colletta mancasse il suo contributo. I più attenti in assoluto, credo di poter dire, sono i ragazzini piccoli, che sanno dove orientare gli acquisti dei genitori, e il giorno della Colletta, volantino alla mano, controllano che non manchi nulla nella spesa dei più grandi.
Operando questa logica di sottrazione, più che quella di accumulazione, ci abituiamo anche ad essere consumatori più consapevoli, senza dimenticarci che può essere una spesa della solidarietà, in senso più ampio, anche quella volta all’acquisto di prodotti che garantiscono il rispetto dei diritti degli uomini e che riducono gli squilibri tra le diverse aree del mondo.
Ma la Colletta rimane la Colletta, e anche per questa Unicoop Firenze non si tira certo indietro. Anche se Marco Posarelli, dirigente del settore soci e consumatori, assegna il merito più ai singoli soci e clienti che non all’organizzazione aziendale. «Sappiamo da mille dati afferma infatti che i frequentatori dei negozi Coop sono sensibili ai temi della solidarietà umana e quindi sono più generosi del cittadino medio o del consumatore di altre catene. Da parte nostra c’è semmai un merito indiretto, consistente nelle nostre campagne di solidarietà e azioni di educazione del consumatore: Coop si impegna perché i suoi soci e consumatori siano sempre più sensibili e consapevoli.
Poi diciamo che c’è una continuità con il mondo del volontariato, perché Coop non sarebbe Coop se non avesse tra i propri soci un certo numero di volontari, quelli che chiamiamo nel nostro gergo soci attivi e che sono molto spesso impegnate in vari campi, tra cui sicuramente quello della solidarietà. Quindi Coop da un lato è una grande azienda della distribuzione, dall’altro un’organizzazione di volontari. E ciò la porta naturalmente a dialogare con le organizzazioni del volontariato in maniera più diretta rispetto alla nostra concorrenza».
Rispetto al passato, secondo il dirigente Coop, è sicuramente cresciuta la capacità di donare. «Purtroppo afferma è anche cresciuta l’area del bisogno e le persone si rendono conto che le persone in difficoltà non sono più lontane, esistono davvero. Non sono solo gli extracomunitari ad aver bisogno di assistenza: anzi, la nostra società si sta spaccando tra una fascia che sta sempre meglio e una che tende a precipitare verso il basso. Per cui il volontariato ha un grande ruolo ed è una grandissima risorsa, anche bisognerà cercare di cambiare le cose». Inoltre, c’è un altro aspetto positivo da considerare: «Vent’anni fa era molto più difficile per le associazioni di volontariato lavorare insieme e oggi è sicuramente più facile: ci sono molte meno gelosie e inoltre il Banco Alimentare, come associazione a servizio di altre associazioni, svolge un ruolo importante anche a questo proposito e riscuote tante adesioni proprio perché questa sua impostazione è vincente. Ed è una forza il fatto stesso che il rapporto tra Banco e assistiti sia indiretto».
La prossimità con «Il cuore si scioglie», grande operazione natalizia di solidarietà che fa capo a Unicoop Firenze, non consente un grande coinvolgimento diretto da parte dei soci per la giornata della Colletta, ma la disponibilità dei punti vendita è assicurata: quasi tutti sono coperti e, anzi, il desiderio di Posarelli che non manca di suggerire, ogni anno, gli inserimenti più opportuni sarebbe l’«en plein». Forse arrivarci non sarà impossibile, visto che quelli «presidiati» dai volontari del Banco aumentano progressivamente. Ma la crisi economica non influirà negativamente sulla Colletta 2005? «Assolutamente no; lo abbiamo visto anche per Il cuore si scioglie: magari conclude il dirgente Unicoop si ripercuote negativamente sulle vendite ma non colpisce la solidarietà. Anche perché, secondo me, la società toscana è sempre più solidale, ha sempre più coscienza, ha un bel livello di civiltà. Da questo punto di vista, le stesse donazioni fatte al Banco durante l’anno dalle aziende sono importanti, perché dietro c’è sempre un uomo, una coscienza, su questo non ci piove. Ma la Colletta è l’opera delle formiche, tante e tante coscienze che danno tutte un pezzettino… e mi dispiace quasi che il nostro Banco Alimentare non sia il più grande d’Italia».
«Ogni gesto che si pone come obiettivo non il sé ma il noi, l’allargamento della cerchia degli inclusi e non degli esclusi, mi pare sia un’azione benedetta», ha affermato mons. Cecconi, mentre Gelli ha parlato delle situazioni di bisogno presenti in Toscana, dagli extracomunitari agli 80 mila anziani non autosufficienti, e quindi a reale «rischio povertà» in quella che è una delle regioni più anziane d’Europa. Don Mauro, intervenendo successivamente, ha stupito e commosso tutti partendo dal gesto di carità che Maria compì nei confronti delle cugina Elisabetta che, come lei, attendeva un bambino.
«Non c’è ha detto un gesto più facile e concreto di un gesto di gratuità pura, senza calcoli o analisi, ma per un semplice ti voglio bene». Ed ha raccontato tre vicende significative, a cominciare da quella di sua nonna che, inferma, gli diceva «corri» non appena qualcuno veniva a chiedere la carità. E lui, allora piccolo, si sentiva investito di una missione da grandi ed era fiero di poter provvedere all’elemosina in sua vece. Poi un suo incontro a cena, a casa di una famiglia benestante che alla fine, con tanto di approvazione commossa dei figli, ha voluto donare nientemeno che una villa, in memoria del vecchio padre della signora da poco scomparso e della grande testimonianza di fede da lui ricevuta. Ma la storia più commovente è stata l’ultima, quella di Matilde, ottantottenne «che abita vicino a voi», ha rivelato don Inzoli senza tuttavia svelare la località, e che, pur vivendo con una pensione di 500 euro, consapevole di cosa volesse dire la fame, gli inviava da tempo per il Banco cinque euro tutti i mesi. Ultimamente, un una nuova lettera che don Mauro ha letto ai presenti, Matilde si è scusata di non poter continuare perché costretta, a causa di un problema alle ossa, a ricorrere a una persona che l’assistesse e che gli costava 300 euro. Per sé non ha chiesto niente ma si è augurata, scusandosi di nuovo, che qualcuno potesse offrire la stessa cifra al suo posto. «E allora ha concluso il presidente nazionale del Banco facciamo tutti questa Colletta per Matilde che, se avesse potuto, sarebbe stata in prima fila con noi».
Certo è che il Banco Alimentare della Toscana, oggi, ha una dimensione ben diversa dai suoi inizi, quando si costituì a partire da un piccolo gruppo di solidarietà parrocchiale. L’anno scorso ad esempio, nella Giornata della Colletta 2004 sono stati raccolti in Toscana, presso 290 supermercati e grazie alla generosità di ben 250 mila persone, 578 mila kg di prodotti che hanno rappresentato un terzo dei prodotti immagazzinati e ridistribuiti in tutto il 2004 dal Banco Alimentare della Toscana ai 382 enti e associazioni caritative allora convenzionati.
Quest’anno ci sono tutti i presupposti perché anche questo record sia battuto, grazie all’impegno gratuito di tutti perché, come ricordano sempre il presidente Natale Bazzanti e il direttore Marco Tommasi, «al Banco tutto è gratuità». E la novità più gradita, in questo senso, è il coinvolgimento dell’Osservatorio Nazionale Rifiuti, di Comieco Consorzio per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica e di Toscana Ricicla, che, offrendo 17 minuti di servizio di raccolta differenziata, hanno donato le 40 mila scatole necessarie per la raccolta, oltre a provvedere alla stampa del materiale pubblicitario su carta riciclata.