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IRAQ: CIVILTÀ CATTOLICA, RISANARE LE FERITE PER RICOSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE

La guerra contro l’Iraq ha fatto tre “vittime illustri”: l’Onu, l’Europa ed il Medio Oriente, mentre “per tutto il mondo islamico è una ferita e un’umiliazione che, presto o tardi, con atti terroristici o con la conquista di posizioni di potere politico ed economico nei Paesi occidentali con l’arma del petrolio, potrebbe essere vendicata”. E’ quanto si legge nell’editoriale dell’ultimo numero di “Civiltà cattolica” (17/5/2003), di cui oggi sono state anticipate le bozze. “Ristabilire la legalità internazionale”, conferendo di nuovo “un ruolo politico all’Onu; “risanare la frattura tra Europa e Stati Uniti”, “innaturale e dannosa”; evitare che il conflitto iracheno “continui ad alimentare, soprattutto tra i fondamentalismi islamici, l’odio contro l’Occidente e propositi di rivincita e di vendetta che potranno tradursi in atti di terrorismo”: questi, sostiene Civiltà cattolici, gli obiettivi da porsi per “risanare le ferite” del conflitto in Iraq. “Con la guerra irachena – è l’analisi dei gesuiti – il precedente ordine mondiale è andato in pezzi”, ed in particolare “è stata esautorata l’Onu, come ultima istanza internazionale”, a causa di un intervento armato “unilaterale” grazie al quale gli Stati Uniti hanno affermato “il principio della guerra preventiva”. Oltre all’Onu, altra “vittima illustre della guerra irachena” è stata l’Europa, che “non solo non è riuscita a impedire il conflitto armato, ma non è stata nemmeno in grado di perseguire una politica unitaria nei riguardi degli Stati Uniti e dell’Iraq”: anche l’Italia “ha oscillato tra il sì pieno e il no a mezza voce”. Terza “vittima”: il Medio Oriente e il mondo islamico, per il quale una eventuale presenza stabile degli Stati Uniti “per tenere sotto controllo l’intera regione” sarebbe “una nuova forma di colonialismo”. Nell’Iraq attuale, concludono i gesuiti, è urgente avviare la ricostruzione economica, sociale e amministrativa, ma soprattutto rendere il popolo iracheno “libero di scegliere il proprio sistema di governo la propria ‘leadership’ politica”; un traguardo, quest’ultimo, reso difficile dalla presenza in Iraq di tre gruppi (curdi, scinniti e sciiti) che “si odiano profondamente”. Nella futura Costituzione irachena, infine, dovranno essere affermate “la libertà religiosa e l’uguaglianza di tutti gli iracheni”, come auspicato in una recente lettera dei patriarchi e vescovi di tutte le Chiese cristiane. Sir