Lettere in redazione
La Toscana merita più considerazione
C’è da chiedersi se la galassia toscana del potere opera per la prosperità degli abitanti di questa amena regione o se è dedita ad altri obiettivi. Condivido la recente, impietosa analisi compiuta da Ennio Cicali sulle colonne del settimanale dal cui titolo ritaglio «La Toscana che non c’è»; ciò riecheggia la canzone «L’isola che non c’è», in voga in tempi passati.
Il sistema infrastrutturale dei porti, aeroporti e strade toscane, egli afferma, è inefficiente. Tutto questo è innegabile: vi aggiungo la quasi inesistenza dei collegamenti tramviari intercomunali. Solo a Firenze, dopo lungaggini di natura burocratica e tecnica, è stata realizzata la linea tramviaria n. 1 che collega Santa Maria Novella con il Comune di Scandicci; e se ne sentono i benefici per il traffico intercomunale. Le linee n. 2 e n. 3 sono ancora al palo.
E cosa dire della realizzazione della nuova pista aeroportuale del «Vespucci»? La nebulosa delle prescrizioni (Enac), degli accordi palesi ed occulti, delle decisioni sofferte e contrastate della Regione Toscana con i suoi vari ripensamenti, le opzioni delle governance passate e di quella attuale di AdF, dell’holding tra gli aeroporti di Pisa e di Firenze periodicamente rispolverata, hanno intessuto un groviglio inestricabile che paralizza ogni realizzazione.
E Firenze langue nell’attesa: il commercio, il turismo, e tanto altro, è in sofferenza. Ma cresce anche il danno (trascurabile!) per l’immagine degli attori di questo teatrino. È da sperare che i fiorentini chiamati tra poco a votare per la scelta degli amministraori della città se ne ricordino.
Le responsabilità del deficit infrastrutturale della nostra regione è della classe politica che – ad ogni livello, sia locale che nazionale – ci ha amministrato in questi ultimi decenni. Basti pensare ai collegamenti ferroviari di alcuni capoluoghi toscani con il capoluogo regionale Firenze: da Grosseto ci vogliono 3 ore; da Massa quasi due. L’asse Firenze-Pistoia-Lucca è ancora a binario unico e anche qui il tempo di percorrenza varia da un’ora e venti a un’ora e cinquanta, quando con le «frecce» si arriva da Firenze a Milano in un’ora e quaranta.
Però dobbiamo essere onesti e riconoscere che sul banco degli imputati dobbiamo salirci anche noi toscani che con i nostri campanilismi abbiamo frenato e qualche volta impedito opere essenziali. Se a questo poi si aggiunge la sindrome «Nimby» – (non nel mio cortile) – , che sembra diffondersi ogni giorno di più, si capisce come ogni tentativo di modernizzazione si scontra son opposizioni feroci.
La vicenda degli scali aeroportuali è in questo senso sintomatica. Negli anni ’70 si è persa l’opportunità di costruire un nuovo e grande aeroporto a San Giorgio a Colonica che avrebbe potuto servire tutta la regione e non essere frenato da limiti strutturali. E in questi ultimi anni si è assistito ad una lotta fratricida, quanto assurda, tra Pisa e Firenze che ancora non si è conclusa del tutto, nonostante l’intento di riunire i due scali sotto un’unica holding. Da questo punto di vista la prospettata riforma del Titolo V della Costituzione potrebbe essere d’aiuto, sottraendo opere infrastrutturali importanti al ricatto dei municipi.
Claudio Turrini