Lettere in redazione
Come fermare gli sbarchi di clandestini
La crescente instabilità politico ed economica di tanti Paesi dell’Africa è la causa principale dell’aumento degli sbarchi clandestini dalla coste africane. Difatti la povertà crescente e la mancanza di prospettive spingono migliaia di persone a fuggire dalle proprie terre d’origine per rifarsi una vita altrove.
Di fatto i clandestini provenienti dall’Africa arrivano in Italia su barconi malandati, ammassati in modo disumano ed in condizioni igieniche proibitive, lasciando le loro case nella speranza di trovare un lavoro ed una vita migliore, ma quasi sempre la realtà è diversa.
Giunti sulle coste italiane sono ospitati in centri di prima accoglienza e poi rimandati nel Paese di provenienza, in quanto privi di ogni permesso di soggiorno e documento: coloro che riescono ad eludere i controlli hanno, comunque, poche possibilità di trovare un lavoro onesto e rischiano di andare ad infoltire la schiera dei disperati che vivono di piccoli espedienti nelle grandi città. Molto spesso questi migranti clandestini, dopo essere stati costretti a pagare grosse somme di denaro alla criminalità organizzata per poter compiere il viaggio, senza alcun documento e senza alcuna prospettiva di lavoro, diventano anch’essi dei criminali.
La decisione della Camera (a grande maggioranza, 332 favorevoli e 124 contrari) di depenalizzare il reato di clandestinità è un piccolo passo in avanti. Gli effetti di quella norma, voluta come forte deterrente all’immigrazione clandestina, finivano per essere controproducenti, intasando i tribunali di lunghe procedure per poi arrivare – se andava bene – a comminare dopo mesi sanzioni che non venivano neanche pagate.
Come ha ricordato ad «Avvenire» il procuratore capo di Agrigento, Renato Di Natale, «la depenalizzazione comporterà una deflazione del carico giudiziario per tutti gli uffici, in particolare per quelli di Agrigento, intasati da migliaia di procedimenti (nel 2013 ne avevano aperti 16 mila, ndr). Avrà l’effetto di ridurre le spese e consentirà di fare una migliore lotta agli scafisti, perché il migrante potrà essere sentito come semplice testimone e sarà portato a dire con maggiore serenità quello che sa».
Claudio Turrini