Durante la Messa del 14 marzo, un sacerdote della mia Diocesi, ha commentato il passo evangelico («credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?» Lc 13,1-9) in maniera a dir poco sorprendente, abbinando la Parola di Gesù al grave attentato spagnolo. Poi, in sintonia con il messaggio di Al Qaeda, ha condiviso la difesa del tragico gesto. Quindi ha giudicato troppo facile la condanna dell’episodio prescindendo dalla responsabilità spagnola nell’aggressione all’Iraq da parte degli Usa. Ciò, oltretutto, in contrapposizione con le parole del S. Padre che ha definito l’atto «un orrendo crimine ingiustificabile», senza se e senza ma.Andrea JardellaLivornoIl Vangelo di domenica scorsa si prestava ad un’attualizzazione: quei 200 morti innocenti nelle stazioni di Madrid assomigliano davvero a «quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe» dei quali ci parla Gesù e ci interpellano sul significato misterioso del dolore e della sofferenza. In questo senso trovo corretto il commento del parroco. Quello che non condivido se è vera è la giustificazione di quell’atto terroristico con la «responsabilità spagnola nell’aggressione all’Iraq». Per quanto si possa dissentire da quella guerra, niente giustifica la strage di civili inermi.Claudio Turrini