Lettere in redazione

Simboli religiosi accanto al Crocifisso

In questi ultimi mesi è arrivato da alcune persone l’invito ad affiancare, nelle aule scolastiche, il Crocifisso con i simboli di altre fedi. Sotto il profilo religioso io non sono d’accordo. La presenza di altri simboli lancerebbe un chiaro messaggio: tutte le religioni si equivalgono. Le parole di Cristo: «Io sono la via, la verità e la vita» (cf. Gv 14,6) non avrebbero più senso e, di conseguenza una consistente fetta dei Vangeli e degli altri libri del Nuovo Testamento non avrebbero ragione di esistere, di essere letti, meditati, commentati e soprattutto annunciati. Con quali criteri, poi, mi domando debbano essere scelti altri simboli religiosi? Mi spiego, i valori del cristianesimo, come quello dell’accoglienza e del rispetto delle persone, fanno parte a pieno titolo anche della nostra società secolarizzata e delle nostre Istituzioni statali e laiche. Un simbolo dell’Islam – cioè di una religione che ammette la discriminazione dei sessi, che in molteplici punti ha un diritto di famiglia in contrasto con quello della Repubblica Italiana, che non rispetta le altre religioni e invoca la pena di morte per i musulmani che si convertono ad altre religioni – a che titolo può entrare nelle aule scolastiche?Carlo Silvanosilvcarlo@tin.it Anch’io sono contrario ad affiancare al Crocifisso, esposto nelle aule scolastiche, simboli di altre fedi religiose ma non per i motivi che lei adduce. Non c’entra nulla che il diritto di famiglia della maggior parte dei paesi islamici sia diverso dal nostro, né che nella maggior parte delle culture permeate dall’Islam la donna non abbia gli stessi diritti dell’uomo. Non ci possono stare perché quel crocifisso non sta ad indicare la superiorità della nostra fede sulle altre (se così fosse sarebbe in evidente contrasto con la laicità dello stato), ma il radicamento della nostra identità culturale nel cristianesimo, a prescindere da quanti siano poi gli italiani effettivamente praticanti. Per questo non ha senso affiancarlo con altri simboli. Aggiungo però una nota alla sua lettera. A noi cristiani dà fastidio quando ci rappresentano come degli oscurantisti, che rifiutano i miti moderni del progresso medico ad ogni costo o del piacere edonistico. Evitiamo allora di utilizzare stereotipi analoghi quando parliamo di credenti in altre religioni. E ricordiamoci sempre che una cosa è l’Islam o l’ebraismo, intesi come fedi, e altra cosa sono gli ordinamenti giuridici o le culture che ad esse – magari anche con molte infedeltà – possono rifarsi.Claudio Turrini