Mi rivolgo ad una settimanale cattolico non avendo trovato spazio sui cosiddetti giornali laici. Sono di origine straniera e vivo in Italia da quasi 20 anni. Pur non essendo cattolico ho desiderato che i miei figli seguissero l’ora di religione perché ritengo che questo insegnamento aiuta a capire la cultura, l’arte e la storia di questo paese. Se vivessi in Thailandia non esiterei a far studiare ai miei figli il Buddismo. Vorrei esternare il mio stupore nel constatare che in Italia l’ora di religione cattolica, nonostante sia facoltativa, è ostacolata in vari modi: in certe scuole è collocata all’inizio o alla fine dell’orario scolastico mettendo i ragazzi in tentazione di dormire un’ora in più o di uscire un’ora prima. In altre si dà facoltà di uscire dalla scuola durante la suddetta ora, ma davvero si ritiene educativo questo sistema? Credo di non essere il solo a criticare, considerando il fatto che la stragrande maggioranza delle famiglie italiane vogliono che i loro figli seguano questo insegnamento.Michel JuheQuesto accanimento contro l’ora di religione si spiega solo con l’anticlericalismo che ancora pervade certi settori della società italiana e che probabilmente ha radici storiche nel processo di unificazione dell’Italia del secolo XIX. Può darsi che qualche errore (almeno di valutazione) lo abbia fatto anche la Chiesa italiana in sede di revisione dei «Patti» e di stipula dell’«Intesa», ma niente giustifica l’ostracismo decretato dall’istituzione scuola verso questo insegnamento. Ed ha quasi del miracoloso che, nonostante tutto, continui ad essere scelto da tanti studenti. Cosa sarebbe successo se un simile trattamento fosse stato riservato ad altre discipline?Claudio Turrini