Lettere in redazione

Droga, una legge ideologica della sinistra

«Luoghi igienicamente idonei» perché il tossicodipendente possa drogarsi tranquillamente. Questa è la «medicina» distribuita dalla Giunta regionale di sinistra della Toscana, senza ascoltare chi, per molti anni, ha salvato circa 2500 giovani dalla droga e tutt’ora opera in tal senso. Quindi la Regione Toscana, con la sua legge, non combatte la droga ma fa dei drogati «mestieranti del suicidio»! Come sempre, la sinistra toscana va contro chi è contro la sua ideologia: non apprezza, nemmeno, chi propone cose buone: è buono solo il loro ideologizzare per fomentare il popolo e le istituzioni, onde essere contro chi non «rosseggia»… Sono frasi spicce… ma reali, che fotografano gli ex-comunisti e chi, oggi, vuole restaurare il comunismo.

Colgo l’occasione, con molta amarezza, per detestare «l’esproprio proletario» effettuato di recente. Che sintomo può essere se non una forzatura del «ri-nascente» comunismo?Gino GalastriFirenze A dire il vero, dal «primo piano» che Toscanaoggi ha dedicato a questo tema (n. 41 del 14 novembre 2004), emerge chiaramente che gli operatori del settore (almeno quelli che abbiamo sentito: don Giacomo Stinghi del Ceis di Firenze, mons. Bruno Frediani del Ceis di Lucca e don Armando Zappolini per la Cnca) danno un giudizio sostanzialmente positivo di questa proposta di legge sulle tossicodipendenze, presentata dalla maggioranza di centro-sinistra. Ciò non toglie la nostra contrarietà a quel paragrafo (art.2, comma 4e) che prevede «la promozione e il sostegno ad iniziative di sperimentazione di nuovi interventi di riduzione del danno ed in particolare: l’offerta gratuita di analisi delle sostanze per i consumatori anche se non utenti del singolo servizio, la predisposizione di luoghi igienicamente idonei presso i quali è possibile l’assunzione di sostanze». Se da una parte è giusto, come sottolineava don Zappolini, provare tutte le strade pur di salvare delle vite umane e allacciare un rapporto con il tossicodipendente, allo scopo di poterlo aiutare a liberasi da quella schiavitù, dall’altra ha ragione don Giacomo Stinghi nel ritenere questa sperimentazione come datata e «pericolosa», non solo perché renderebbe lo Stato complice di reati (allora a quel punto, meglio la distribuzione gratuita della droga, come fanno in Svizzera), ma anche perché avrebbe dei costi tali da assorbire quasi tutte le risorse disponibili. Per questo c’è da augurarsi che la «sperimentazione» scompaia dal testo definitivo della legge e che vengano accolte anche le altre richieste di modifica che vengono dalle comunità di recupero, come la certezza di risorse per i loro programmi e la compartecipazione anche ai momenti iniziali di «indirizzamento» del tossicodipendente.Ma veniamo alle sue ultime considerazioni sulla «sinistra toscana». Non entro sul problema «espropri» (certamente condannabili) che riguarda una frangia del movimento antagonista (da non confondere con i partiti del centro-sinistra). Ma sulla droga il comunismo, che – per inciso – nessuno rimpiange, c’entra davvero poco. Il pericolo è un altro, è il radicalismo di massa, che ha pervaso molti partiti di sinistra, ma anche settori dell’altro «polo», che rivendica il «diritto dell’individuo» a far tutto, anche a drogarsi. Francamente non mi sembra sia questo il principio che sta dietro alla proposta di legge regionale, se presa nel suo complesso, ma è probabile che sia condiviso da alcuni dei firmatari di quel testo. E questo non ci fa stare molto tranquilli.Claudio Turrini

La lotta alla droga divide la Toscana