Lettere in redazione

Regionali, tornano i «listoni» mussoliniani?

Caro Direttore,desidero esprimerle la mia gratitudine per aver detto, tramite l’editoriale del n. 45 di Toscanaoggi, come stanno veramente le cose in ordine allo Statuto regionale.

Allora tanta esultanza non corrisponde ad altrettanta vittoria? La Corte Costituzionale non ha approvato in modo assoluto come ci è stato raccontato, meglio urlato, in tanti giornali? Si è giocato, come lei dice, sull’effetto annuncio senza scendere nei particolari che, guarda caso, sono questioni importanti e basilari.

Nonostante questo, che in qualche misura mi fa sorridere, resta di che dolersi, pensando che quasi unanimemente (splendido esempio di unità di intenti fra forze politiche opposte) si è aumentato il numero dei consiglieri regionali da 50 a 65, senza una plausibile spiegazione e soprattutto si è abolita la preferenza. Questo si chiama «evento storico»? Storici furono anche i «listoni» di mussoliniana memoria! Ci stiamo ritornando? Povera democrazia, anzi, poveri noi!Enrichetta RomoliFirenze Anche se non vedo fortunatamente analogie col passato, credo però, gentile signora, che ci siano motivi per dolersi della nuova legge elettorale, approvata in Consiglio regionale con il voto dei tre maggiori gruppi (Ds-An-Forza Italia). Ed è opportuno evidenziarli e dar voce ad una contrarietà che attraversa tutti i partiti ed è diffusa tra la gente. Contrarietà che abbiamo fatto nostra non certo per qualunquismo, ma proprio perché come settimanale ci preme molto la partecipazione del cittadino alla vita politica e il voto, con le norme che lo regolano, ne è la prima e fondamentale espressione. Certi atti sembra invece che vadano in direzione contraria e non solo in Toscana. Con l’entrata in vigore del nuovo Statuto i consiglieri passeranno da 50 a 65. Al di là dell’alto costo – e in un tempo in cui il Governo riduce i contributi alla Regione non è certo aspetto secondario – l’aumento dei consiglieri non è di per sé garanzia di maggiore efficienza e per quanto riguarda la rappresentanza territoriale questa poteva essere garantita in altro modo. Ma è indubbiamente l’abolizione della preferenza che suscita le maggiori perplessità. Oggi, vicino ad un elettorato che rivolge il suo voto ad uno schieramento sempre e comunque, ve n’è un altro che, non ritrovandosi pienamente in nessuno dei due, si orienta prevalentemente sulle persone, anche indipendentemente dal partito o dallo schieramento di appartenenza, nello spirito, del resto, del maggioritario. Con l’abolizione della preferenza questa possibilità di scelta è annullata.Voteremo infatti su liste bloccate con candidati piazzati al posto giusto dalle segreterie di partito che accresceranno così il proprio potere, non certo attenuato dalle eventuali primarie che del resto sono per legge facoltative e alcuni partiti hanno già dichiarato che non le terranno, mentre in altri incontrano già difficoltà e suscitano polemiche. Si ha l’idea che quasi si tema l’esprimersi degli elettori. E non è senza significato che una eventuale revisione della legge elettorale nazionale, almeno nelle intenzioni del Governo, preveda tra l’altro proprio l’abolizione della preferenza.Di fronte a quello che per me resta uno scippo rosso-nero-azzurro – un’immagine che ha trovato consenso tra molti lettori, un po’ meno… nei Palazzi della politica – il modo migliore per contrastarlo non è certo l’astensione, ma al contrario un rinnovato interesse per la politica e una più attiva partecipazione. In fondo si tratta di cose nostre.Dietro lo Statuto regionale un furto agli elettori