Ho visto esposto nella mia parrocchia un grosso drappo per pubblicizzare la Giornata mondiale della gioventù che si terrà questo agosto a Colonia. A parte i dubbi sull’efficacia e l’utilità di un simile drappellone da esporre dentro le chiese (tra l’altro quelle scritte in giallo si leggono davvero male), mi sono stupito nel vedere molto evidente in basso su quel «lenzuolo» la pubblicità di una Banca. Ho poi saputo che alcune riviste missionarie hanno denunciato con una «lettera aperta» come quella Banca sia una di quelle che finanziano il commercio italiano delle armi.Lettera firmataLuccaSu questo tema abbiamo ricevuto diverse segnalazioni dai nostri lettori, forse anche a seguito del «tam-tam» elettronico messo in moto da «Missione Oggi», «Mosaico di Pace» e «Nigrizia», che da oltre 5 anni stanno conducendo una campagna contro le cosiddette «banche armate», cioè quegli istituti di credito che finanziano l’esportazione italiana di armi. Nel documento, dati ufficiali alla mano (l’annuale relazione al Parlamento) le tre riviste denunciavano come nel 2004 il gruppo bancario Capitalia abbia finanziato esportazioni di armi per 395 milioni di euro (30% di tutte le transazioni italiane, in netto aumento rispetto all’anno precedente), e come tra i destinatari vi siano Paesi «verso i quali è in vigore l’embargo di armi da parte dell’Unione europea come la Cina; Paesi altamente indebitati che destinano ampie risorse alle spese militari come India, Pakistan, Filippine, Cile e Messico; Paesi dove le organizzazioni internazionali rilevano reiterate violazioni dei diritti umani… come Egitto, Turchia, Malesia e Paesi in conflitto o in zone di tensione come Israele e Taiwan».Il 23 giugno scorso il presidente del Comitato italiano per il sostegno economico alla Gmg, Marcello Bedeschi, ha replicato ufficialmente alla «lettera aperta». Bedeschi, esprimendo il suo «rammarico» per quella che lui considera un’«azione denigratoria» che «genera confusione e crea disagio nella comunità ecclesiale», ha difeso la scelta di uno sponsor come la Banca di Roma con le «attente verifiche» fatte sul gruppo Capitalia (del quale fa parte quella banca). Quest’ultima, infatti, cito ancora dal comunicato di Bedeschi non solo rispetterebbe le direttive della «Legge 185 del 9 Luglio 1990 concernente le autorizzazioni in materia di industria pesante», ma «in data 7 luglio 2004» avrebbe «emanato una direttiva aziendale (la n. 21/2004), che stabilisce parametri più rigidi di quelli indicati dalla sopra citata legge». In particolare Capitalia avrebbe deciso di «adottare nuovi e stringenti criteri di autolimitazione negli investimenti rivolti all’industria pesante, orientandoli invece su settori di solidarietà e di promozione allo sviluppo».Per completezza occorre dire anche della replica immediata a Bedeschi da parte delle tre riviste missionarie, che si rammaricano che «il dott. Bedeschi riesca a formulare un comunicato senza mai citare la questione principale e cioè l’appoggio che Banca di Roma e il Gruppo Capitalia ha fornito non ad una generica industria pesante, ma specificamente all’esportazione di armi italiane ricavandone… compensi di intermediazione come la Relazione suddetta documenta in dettaglio» Fin qui la polemica tra il Comitato italiano per il sostegno alla Gmg e le tre riviste missionarie. Ma senza voler demonizzare a priori il ricorso agli sponsor, mi chiedo se sia stata davvero una buona idea quella di confezionare un drappellone (peraltro graficamente poco efficace, come giustamente nota anche il nostro lettore) da esporre nelle chiese con una pubblicità così evidente per una banca.