Caro Direttore,ho sempre sentito dire che la Messa prefestiva doveva essere per coloro che, per gravi motivi, sono impossibilitati a partecipare a quelle della domenica. Invece viene utilizzata per lasciarsi libero il giorno che dovrebbe essere il «giorno del Signore». Con molta pena vedo nella mia parrocchia che alla domenica ci sono più cattolici seduti al bar o a spasso con il cane o in bicicletta che gente in chiesa alla Messa delle 11. Il risultato è che le celebrazioni sono sempre più scarne e meno solenni e non si avverte più la gioia di ritrovarsi come comunità unita e festosa.Come catechista sento spesso ripetere dai bambini che non possono partecipare alla Messa domenicale perché i genitori sono già stati alla Messa al sabato sera e che la domenica sono impegnati in altre cose. Quest’anno una famiglia extra-comunitaria, non appartenente a nessuna religione, ha voluto iscrivere i propri figli alla scuola di catechismo, perché ritengono che in una società così consumista e materialista solo nella Chiesa si possono trovare dei veri valori. Una bella lezione per tanti genitori italiani.Credo che i parroci e i consigli pastorali dovrebbero affrontare queste tematiche.Miriana BelliniLa nostra società sta progressivamente perdendo il senso della domenica come festa comunitaria che per il cristiano ha al centro la celebrazione dell’Eucarestia, momento forte di incontro con Dio e con i fratelli e per questo da viversi «come meraviglioso dono». Spesso invece la Messa domenicale viene percepita come un gravoso dovere da assolvere in fretta e preferibilmente il sabato pomeriggio per dedicare poi la domenica al tempo libero individuale o al più familiare.È un atteggiamento presente in molti cristiani che determina, tra l’altro, anche le conseguenze che lei evidenzia, gentile signora Miriana.Ben diverso è però lo spirito con cui la Chiesa autorizzò la celebrazione della Messa vespertina e successivamente della Messa che, con termine improprio, viene comunemente detta «prefestiva».La possibilità di celebrare Messe al pomeriggio dei giorni feriali, accogliendo il desiderio di tanti laici di poter quotidianamente parteciparvi, fu concessa nel 1953 da Pio XII, contemporaneamente alla riduzione del digiuno eucaristico e alla riforma della Settimana Santa con il ritorno alle celebrazioni vespertine del Giovedì e del Venerdì Santo (1956).Il 16 giugno 1972, avvalendosi della facoltà concessa da Paolo VI nel 1967, i vescovi italiani, tenendo presente la tradizione liturgica delle Messe vigiliari già esistenti, stabilivano che si potesse anticipare la Messa domenicale e festiva al giorno precedente. Si raccomandava però di non far ricorso a tale celebrazione se non in caso di effettiva opportunità pastorale. Si veniva incontro così a quelle persone che per seri motivi familiari o professionali erano impossibilitate a partecipare alla Messa domenicale.Col tempo per molti i motivi… si sono dilatati fino a comprendere il turismo, lo sport, lo svago.Credo anch’io che «i parroci e i consigli pastorali dovrebbero affrontare queste tematiche», facendo riscoprire il significato del giorno del Signore, anche alla luce di quanto emerso dal recente Congresso Eucaristico di Bari.