Caro Direttore,credo che la vignetta del burattinaio dalle fattezze berlusconiane apparsa sul n. 44 (pag. 10) del settimanale, a cui è bene ricordarlo sono abbonato su richiesta del mio parroco, rappresenti una vera e propria caduta di stile. Mi sembra che le leggi «cattoliche» varate da questo governo, come ad esempio la esenzione dall’Ici per gli edifici religiosi o la netta presa di posizione del ministro della salute contro la pillola abotiva, fino alla difesa decisa dei valori occidentali e cristiani portata avanti in varie sedi, contro le «tesi» della sinistra più o meno radicale (ne esiste una moderata?), non siano soltanto delle mere illusioni. Sono consigliere comunale di Forza Italia a Sinalunga e mi trovo spesso a dover combattere contro le posizioni relativiste della maggioranza di sinistra. Essere attaccato su più fronti per me non è un problema ma serebbe necessario da parte della Chiesa toscana maggiore chiarezza dottrinale culturale e politica, nella consapevolezza che sia necessario tenere sempre ben presente che esiste una notevole differenza fra la Gerusalemme terrestre e quella celeste, fra immanenza e trescendenza.Edoardo AlbaniSinalunga (Si)Caro Direttore,sono, da tanti anni ormai, un fedele lettore di Toscanaoggi, e saltuariamente anche un collaboratore. Non vi nascondo che mi ha suscitato forte perplessità, e maggior fastidio, il paginone pubblicitario che ho trovato più volte ripetuto a fine settimanale: «Previdenza funeraria. Un atto d’amore per chi vi ama». Non so esattamente di cosa si tratti, ma suppongo abbia a che fare con l’organizzazione ed il relativo pagamento dell’ultimo saluto al «caro» estinto. Mi sembra, veramente, di dubbio gusto tutto ciò. A partire dalla gigantografia del bambino che regge il poster della defunta. E l’uso dei termini «rispetto», «sollievo», «garanzia» e quant’altro, assolutamente fuori luogo. Oltre qui si tocca l’apice «la possibilità di concentrarsi sul ricordo» lasciata a chi rimane, non dovendo, evidentemente, occuparsi magari con amore e partecipazione vera delle esequie, quale ultimo attimo di condivisione terrena con i propri cari. Tanta premura verso chi resta mi sconcerta. Qui non si tratta di esorcizzare la morte, ma forse di non farla diventare un «affare». Capisco le esigenze del budget pubblicitario, ma vi invito in tutta amicizia ad una riflessione in merito alla sensibilità di chi legge.Mauro Del CorsoPisaPubblicità e vignette vivacizzano un giornale, ma spesso suscitano riserve, come provano queste due lettere che meritano qualche chiarimento. È vero, caro Del Corso, la pubblicità ci è necessaria, perché porta ossigeno al nostro bilancio, ma, mi creda, è molta l’attenzione con cui la vagliamo prima di accettarla. E nella scelta privilegiamo quella che trasmette un messaggio positivo, sollecita un impegno sociale, richiama l’attenzione su un problema. In questi casi una pubblicità ben fatta può avere sul lettore un impatto ben maggiore di un lungo articolo. Gli esempi non mancano: non li cito perché sarebbero… a interesse zero, ma lei «fedele lettore» può individuarli con facilità. Le sue riserve però si appuntano su quella che promuove la «Previdenza funeraria» che è un servizio che viene offerto soprattutto pensando a chi vive da solo e non ha parenti prossimi. In quest’ottica non credo susciti fastidio né commercializzi la morte. Possiamo tutt’al più sorridere, facendo qualche scongiuro, sempre con i limiti imposti alle persone educate.La vignetta, che non deve esser mai volgare né a senso unico, nello spirito autentico della satira, evidenzia e stigmatizza le incongruenze dei personaggi pubblici e con una battuta fa sorridere, ma anche riflettere. Punge certo, ma, in ogni tempo, è uno scotto che i potenti e i famosi devono pagare, spesso anche volentieri, perché dà o accresce la loro visibilità. Tutto qui. Lei, invece, caro Albani, deduce che la vignetta pubblicata sul n. 44 che si incentra sul Presidente del Consiglio, ma anche sul Presidente della Camera, veicoli il giudizio del settimanale su tutta o quasi l’azione del governo, che invece è puntualmente affidato ai vari articoli e soprattutto agli editoriali ed anche al colloquio che settimanalmente si intesse coi lettori su i più vari argomenti. E poi, mi creda, un po’ di satira fa bene, perché riporta tutti, e non solo i politici, alle giuste proporzioni.