Caro Direttore,vorrei fare una riflessione sulle parole pronunciate dal Papa nell’omelia del Giovedì Santo e dedicata, ancora una volta, all’amore di Dio: «Dio ama la sua creatura, l’uomo ha detto Benedetto XVI lo ama anche nella sua caduta e non lo abbandona a se stesso. Egli ama sino alla fine, sino all’estremo». Queste parole, toccanti, arrivino dritto al cuore di tutti gli uomini, soprattutto quelli che sentono forte, e più che mai, il peso della solitudine, della malattia, dell’incapacità di comunicare con gli altri, del fallimento. Che la Pasqua possa essere momento di «resurrezione » anche per loro.Lettera firmataPesciaLe omelie di Benedetto XVI nella Settimana Santa sono state una vera e propria catechesi che guida e orienta. Anche in questa occasione è emersa una caratteristica che si è evidenziata fin dai primi giorni del suo pontificato: «la capacità come è stato ben scritto di spiegare i misteri della fede nel loro rapporto con l’uomo di oggi in maniera comprensibile e persuasiva. Il pensiero e la comunicazione in lui sono sempre lineari».Questo si coglie splendidamente nell’omelia della Messa crismale, quando ha delineato la figura del sacerdote «amico di Dio sul monte della preghiera» e in quella nella solenne concelebrazione «in Cena Domini» che ha il suo centro in un’affermazione che fa piazza pulita di tante immagini fuorvianti, presenti spesso anche tra i cattolici: «Dio non è un Dio lontano, troppo distante e troppo grande per occuparsi delle nostre bassezze».Da questo fondamento discendono e hanno peso e valore le parole che tanto hanno colpito e a ragione il nostro lettore, perché sono un invito a non rifiutare o sciupare l’amore che Dio ha per noi perché se «questo amore non conosce limiti, l’uomo, con l’oscuro mistero del rifiuto, può porre ad esso un limite».Questa fiducia-certezza nell’amore di Dio, che non viene mai meno, parla al cuore dell’uomo quando la solitudine, la malattia e soprattutto lo scoraggiamento e il senso del fallimento bussano alla porta. Mentre il Signore ci insegna sono sempre parole di Benedetto XVI «a ricominciare sempre di nuovo», a qualunque età e in qualunque condizione. Fare Pasqua è soprattutto questo.