Lettere in redazione

Muro contro muro sul crocifisso

Caro Direttore, sono un ventitreenne consigliere comunale della Margherita nel Comune di Pontassieve (FI). Nel corso dell’ultima seduta di Consiglio, Forza Italia ha presentato una mozione per la difesa dell’esposizione del crocifisso negli ambienti pubblici. Quando ho letto il documento, mi sono rattristato tanto era evidente la logica del muro contro muro in nome di una presunta difesa delle radici cristiane, a scapito dello spirito di dialogo di cui è intriso il Vangelo.

Insieme al mio gruppo consiliare, non ho esitato ad emendare la mozione, elaborando una formula più coerente con i principi cristiani a cui ci dovremmo laicamente ispirare nel nostro impegno politico. E non ho esitato neppure a votare la mozione emendata, in cui si invitava e non si imponeva agli uffici pubblici di apporre il crocifisso. La maggioranza di centrosinistra di cui faccio parte, pur essendo favorevole alla nuova versione, si è – a mio avviso legittimamente – astenuta perché non riteneva idoneo questo strumento di discussione per un tema ben più complesso, che spazia dalla laicità alle radici cristiane fino al dialogo tra le religioni. Forza Italia, invece, ci ha seguito per poi diffondere un comunicato stampa in cui si attribuiva il ruolo di paladina della difesa delle radici cristiane, accusando la Margherita di ininfluenza nella propria maggioranza. A parte il fatto che credo di non essere stato ininfluente, ma di aver agito da persona libera, sono rimasto profondamente ferito da questo tentativo di strumentalizzazione.

Mi chiedo e le chiedo: in un tempo così complesso, è questo il modo di fare politica per un credente? Ho iniziato ad impegnarmi in politica grazie agli scritti di Giorgio La Pira e, sinceramente, credo che la testimonianza sia ben altra cosa. Riccardo ClementiPontassieve (Fi) Capisco bene, e condivido pienamente, caro Riccardo, il suo dispiacere per una strumentalizzazione giocata, oltre tutto, intorno al Crocifisso, che per i credenti, ma in qualche misura per tutti, è segno di un amore che giunge fino a dare la vita. Per questo credo giusto che sia presente come un monito nei luoghi dove si prendono decisioni che possono incidere, a volte anche dolorosamente, sulla vita delle persone.Per un credente che voglia far politica con coerenza essere strumentalizzatore e frainteso, spesso volutamente, va messo nel conto anche se ferisce. Lo stesso La Pira, di cui oggi tutti riconoscono la grandezza, a suo tempo non fu certo esente da critiche feroci e ingiuste, che – va onestamente riconosciuto – venivano anche dal mondo cattolico.Non bisogna quindi scoraggiarsi e tanto meno gettare la spugna perché, nonostante tutto, l’impegno politico a tutti i livelli, compreso quello locale, ha grande valore e resta fondamentale per realizzare, il più possibile, il bene comune, che consiste nel bene di tutti gli uomini e di tutto l’uomo. Oggi, soprattutto tra i giovani, si tende invece a svalutare il momento politico, che resta fondamentale se si vuole influire concretamente e contribuire a dare volto alla società in cui si vive. Certo l’impegno da solo non basta: servono orientamenti certi che per un cristiano sono segnati dalla Dottrina sociale della Chiesa, che andranno poi mediati, tenendo conto delle varie situazioni. Ed è qui che emerge il ruolo e la responsabilità dei laici.Si dice – ed è almeno in parte vero – che la politica si riduce troppo spesso a spregiudicata gestione del potere, ma è altrettanto vero che può essere trasformata e, per così dire, redenta solo dal di dentro, assumendone la responsabilità, per questo è auspicabile che – se ne hanno le capacità – molti nostri giovani, spesso con alle spalle una conoscenza dei problemi maturata nel volontariato, se ne facciano carico con la dovuta preparazione, ma soprattutto alla luce dell’ispirazione cristiana che spinge, laicamente, a ricercare il meglio per la nostra società.